C’è stato un tempo in cui la domanda più comune era: “Dove andiamo in vacanza?” Oggi, la domanda è diventata un’altra: “Cosa vogliamo vivere?” . Il viaggio non è più una parentesi nella vita quotidiana, è diventato una parte della nostra identità, un modo per sentirci più presenti, più consapevoli, più connessi. Benvenuti nell’Experience Economy — l’economia dell’esperienza — dove il valore non sta più nel luogo che visiti, ma in quello che vivi. L’esperienza è il nuovo lusso Secondo i dati presentati al TTG Travel Experience 2025, oltre la metà degli italiani spenderà più di 1.000 euro per viaggiare. Ma non per hotel più grandi o voli più comodi. Lo faranno per esperienze: il 85% desidera attività gastronomiche, l’84% eventi culturali. Cucinare con uno chef locale in un borgo toscano, ascoltare jazz in un cortile di Marrakech, scoprire una mostra segreta in un vecchio palazzo veneziano, queste sono le esperienze che non si collezionano — si ricordano e soprattutto, si condividono. Dal “dove vado” al “chi divento” Ogni viaggio è una piccola trasformazione. Si parte in un modo e si torna diversi: più ricchi, più aperti, più consapevoli. È il passaggio dalla destination economy alla experience economy, dove il valore non è nel “dove” ma nel “perché”. E in questo cambiamento, anche il mondo delle imprese sta trovando una nuova direzione. Le aziende più innovative stanno scoprendo che le esperienze non sono solo per i turisti. Sono il modo più autentico per costruire cultura, fiducia e motivazione. Quando le esperienze diventano legame aziendale Un viaggio incentive oggi non è più un premio, è un linguaggio, è l’occasione per un team di vivere insieme qualcosa di reale, fuori dagli schermi e dalle sale riunioni. E' il momento in cui i valori aziendali si trasformano in emozioni condivise: una camminata nel deserto per ritrovare la direzione, un workshop creativo in una masseria pugliese per riscoprire il senso di squadra, un weekend a Barcellona per celebrare un traguardo aziendale con un concerto sotto le stelle. Esperienze che non si dimenticano perché non parlano al cervello, ma al cuore. E quando un’azienda riesce a far vivere questo tipo di emozioni ai propri dipendenti o partner, diventa qualcosa di più: diventa una community. LFM: dove le esperienze diventano storie da vivere In LFM crediamo che ogni brand abbia una storia da raccontare — e che le esperienze siano il modo più autentico per farlo. Per questo aiutiamo le aziende a progettare viaggi incentive, retreat e corporate experience che combinano ispirazione, strategia e bellezza. Ogni progetto nasce da una domanda semplice: Cosa vuoi che le persone sentano, quando torneranno a casa? Da lì costruiamo il resto: la destinazione, l’atmosfera, i momenti di connessione, i dettagli che rendono ogni esperienza unica. Perché un viaggio non è mai solo un viaggio: è un messaggio, un simbolo, un modo per dire chi siamo davvero. Vuoi far vivere un’esperienza indimenticabile al tuo team o ai tuoi partner? L’Experience Economy non riguarda solo il turismo. È un nuovo modo di costruire relazioni, valore e appartenenza. Se anche la tua azienda vuole trasformare un evento, un incentivo o un semplice viaggio in un’esperienza memorabile, contatta LFM: progettiamo insieme momenti che ispirano, uniscono e restano nel tempo. 📩 [info@lfmspa.it]
Viviamo in un momento in cui l’Intelligenza Artificiale non è più un tema “tech”, ma una competenza trasversale che ridisegna i ruoli, i processi e le mentalità aziendali. Dai boardroom ai reparti marketing, dal customer care alle risorse umane, ogni funzione oggi si trova davanti alla stessa sfida: imparare a dialogare con l’AI — non subirla, ma guidarla. LFM, da sempre impegnata nell’innovazione e nello sviluppo delle persone, lancia una serie di AI Masterclass ispirate ai modelli formativi delle Business School, con un obiettivo chiaro: trasformare la conoscenza sull’AI in vantaggio competitivo, culturale e umano per le imprese. Perché serve una “AI literacy” aziendale Nessuna trasformazione tecnologica è possibile senza una trasformazione cognitiva. L’introduzione dell’AI in azienda non è solo una questione di tool, ma di mentalità e linguaggio condiviso. Oggi parliamo di “AI literacy”: la capacità diffusa di comprendere, interpretare e applicare le logiche dell’intelligenza artificiale nel lavoro quotidiano. Chi la padroneggia diventa più veloce, più creativo, più preciso nelle decisioni. Chi la ignora, rischia l’obsolescenza professionale. Per questo motivo, LFM ha strutturato un programma modulare che permette di portare la conoscenza AI dentro ogni funzione aziendale, con percorsi verticali, esperienziali e concreti. Le nostre AI Masterclass firmate LFM University 1. Masterclass AI for Marketing Strategy Dalla creatività potenziata ai funnel predittivi La prima masterclass è pensata per chi guida la crescita di un brand. Qui l’AI non sostituisce il marketer, lo potenzia: analizza pattern, anticipa bisogni, genera varianti creative e consente di progettare strategie adattive in tempo reale. Durante il percorso si impara a: costruire strategie data-driven con modelli predittivi automatizzare la creazione di contenuti senza perdere coerenza di brand leggere i dati con dashboard intelligenti che imparano dagli utenti utilizzare il prompt design come leva di pensiero strategico “Non è più il marketing che parla al consumatore, ma il brand che dialoga con l’algoritmo.” 2. AI for Creativity 3.0 Dove l’idea incontra il modello generativo Il secondo percorso è una full immersion nella creatività aumentata. Copywriter, designer e strategist imparano a usare strumenti di AI generativa (testo, immagine, video, voce) come estensioni della loro mente creativa. Si lavora su: tecniche di prompt engineering per visual, storytelling e campagne reverse engineering dello stile e costruzione di “brand LoRA” progettazione di contenuti coerenti con la brand identity integrazione tra AI visual e human creativity Ogni partecipante realizza un progetto reale, accompagnato da feedback personalizzati. L’obiettivo non è sostituire l’intuizione umana, ma evolverla in metodo. 3. AI for Sales Performance Dalla pipeline alla previsione comportamentale In questa masterclass i team sales imparano a leggere e interpretare i dati con una nuova lente: quella dell’AI predittiva. Lead scoring, email automation, insight di comportamento, gestione CRM e reportistica diventano strumenti intelligenti per anticipare il momento giusto in cui agire. Il percorso insegna a: automatizzare l’interazione con prospect e clienti creare funnel dinamici che si adattano in tempo reale usare l’AI per la negoziazione e il follow-up personalizzato integrare ChatGPT e modelli predittivi nel flusso commerciale “Vendere con l’AI non è delegare: è imparare a negoziare con i dati.” 4. AI for Human Resources Talenti, cultura e algoritmi etici La trasformazione AI non può prescindere dal capitale umano. In questa masterclass, HR director e people manager scoprono come l’intelligenza artificiale può diventare una leva di empatia organizzativa, non solo di efficienza. Si esplorano: screening intelligente dei CV e analisi predittiva delle soft skill onboarding e formazione personalizzata tramite AI chatbot HR e analisi del sentiment aziendale principi di etica, bias e responsabilità algoritmica “Il futuro dell’HR non è digitale. È umano, potenziato dal digitale.” Il metodo LFM University Ogni masterclass è costruita su tre pilastri: Strategia + Esperienza + Applicazione Ogni modulo combina visione, casi reali e momenti di lavoro operativo. Docenti e mentor aziendali Professionisti che operano su progetti concreti con aziende italiane e internazionali. Community & follow-up Accesso a una community di alumni e a sessioni di aggiornamento trimestrali sull’evoluzione dell’AI. A chi sono destinate Executive e manager che devono guidare team e prendere decisioni AI-based HR e communication leader che vogliono creare cultura AI interna Creative, marketer, strategist che vogliono portare l’AI nel proprio flusso di lavoro Imprese e startup che desiderano integrare l’AI nei propri modelli operativi Se ti abbiamo incuriosito contattaci al seguente indirizzo: info@lfmspa.it
Quando il prodotto che vuoi vendere non c’è più… la vera sfida inizia davvero. Può capitare spesso a un promoter: un cliente entra, chiede proprio quel modello o articolo e per N motivi quel è esaurito. È il momento in cui bisogna saper reagire, non perdere la vendita e trasformarla in un’opportunità alternativa. In ottobre lanciamo Out of Stock Survivor, la gara che mette alla prova l’ingegno commerciale del nostro team: come gestire queste situazioni delicate, proporre alternative convincenti e dimostrare la capacità di “girare” la vendita su un altro prodotto del brand senza lasciare sfuggire il cliente. La sfida del mese: dimostrare vere skill di vendita anche in caso di prodotto mancante Immagina: arrivi in un punto vendita, il cliente è interessato, ma… “mi dispiace, è esaurito”. In quel momento un promoter professionale deve dimostrare competenza: non limitarsi a registrare la mancanza, ma saper shiftare la vendita con abilità, indirizzando il cliente verso un’alternativa credibile del brand che rappresenta . La vera vittoria non è solo avere il prodotto disponibile — è saper mantenere la fiducia del cliente e concludere la vendita, proponendo opzioni valide, suggerendo soluzioni mirate o valorizzando opportunità di upsell/cross-sell. Obiettivo e KPI Gestire una situazione di scarsa disponibilità prodotto e garantire vendite alternative efficaci, dimostrando la capacità di mantenere alta la qualità della relazione con il cliente. L’obiettivo non è soltanto proporre un prodotto sostitutivo, ma saper condurre la trattativa con professionalità e preservare la fiducia del cliente. Il KPI di riferimento sarà il numero di vendite “salvate” rispetto ai potenziali clienti che altrimenti avrebbero abbandonato l’acquisto. Questo indicatore diventa la misura concreta della capacità di un promoter di trasformare un ostacolo in opportunità e dimostrare vere skill di vendita. Strategie vincenti per sopravvivere (e brillare) in Out of Stock Survivor 1. Alternative pronte e ben argomentate Un promoter professionale non può permettersi di improvvisare. È fondamentale avere sempre in mente almeno due o tre referenze alternative già pronte, studiate e argomentate, in modo da poter guidare il cliente verso una scelta consapevole. Presentare un’alternativa richiede competenza tecnica e capacità di comunicazione: non basta dire che un prodotto è simile, bisogna saper spiegare con precisione quali vantaggi specifici offre rispetto a quello richiesto. Frasi come “Non abbiamo il modello X, ma questa variante ha un display più ampio e una batteria di maggiore durata” dimostrano preparazione e aiutano il cliente a percepire il valore della proposta. 2. Bundle e sostituzioni intelligenti Quando il core product non è disponibile, un approccio efficace è creare sostituzioni intelligenti. Offrire un kit che includa accessori utili, versioni superiori o prodotti correlati può trasformare una potenziale perdita in un’opportunità di up-sell. Questa strategia non solo compensa l’assenza del prodotto originale, ma trasmette anche l’idea che il promoter sia in grado di costruire soluzioni su misura, aumentando così la soddisfazione e la percezione di valore da parte del cliente. 3. Coinvolgi l’emotività La componente emotiva gioca un ruolo decisivo. Un cliente può accettare un’alternativa se percepisce che il prodotto richiesto è esaurito non per mancanza, ma per la sua forte richiesta sul mercato. Comunicare con empatia e storytelling — “Questo articolo è sold out perché apprezzato per la sua qualità. Nel frattempo posso proporti queste due opzioni che stanno riscuotendo un successo molto simile” — trasforma il limite in una conferma di valore e mantiene alta la motivazione d’acquisto. 4. Cross-selling e up-selling In caso di indisponibilità, suggerire articoli complementari o versioni premium permette di mantenere viva la conversazione commerciale. Il cross-selling aiuta a soddisfare esigenze collaterali, mentre l’up-selling eleva la proposta di acquisto verso prodotti di fascia superiore. Entrambe le tecniche richiedono capacità di analisi del cliente e attenzione ai suoi bisogni reali, evitando forzature e puntando sempre a creare una percezione di utilità concreta. 5. Feedback e raccolta dati Ogni situazione di out of stock rappresenta anche una fonte preziosa di informazioni per le aziende. Registrare quali prodotti risultano più richiesti, in quali contesti e con quali reazioni dei clienti, permette di tracciare pattern utili per migliorare la pianificazione futura. Condividere questi dati con l’azienda non significa solo segnalare un problema, ma contribuire attivamente al miglioramento dei processi di approvvigionamento e al rafforzamento della relazione con il mercato. Premi e riconoscimenti Anche questa sfida, come quelle precedenti, merita gloria. Alla fine di ottobre, assegneremo: Il titolo di Survivor del mese al team o unità che ha salvato più vendite Bonus classifica e punti extra per le soluzioni più creative Riconoscimento finale: il vincitore del mese concorrerà automaticamente al titolo annuale, che premierà la performance più significativa dell’intero anno commerciale Out of Stock Survivor non è solo una sfida: è l’occasione per dimostrare che il vero valore non sta solo nei prodotti, ma nella capacità delle persone di trasformare un “no” in un’opportunità. Che vinca il migliore!
Dal 24 al 25 settembre 2025, negli spazi della Fiera Milano Rho, si è svolta l’edizione numero 17 di BricoDay Expo & Forum, l’appuntamento italiano di riferimento per il settore del bricolage, fai-da-te, arredamento, casa e giardino. L’evento, concentrato nei padiglioni 22 e 24, ha occupato circa 25.000 m² di superficie espositiva e ha ospitato oltre 460 espositori (al momento delle conferme prima dell’estate), con una forte partecipazione di operatori B2B del settore. Tra i protagonisti spiccava Brico io, catena italiana di negozi di bricolage di prossimità con oltre 100 punti vendita attivi in tutta Italia (tra diretti e affiliati). Presente con il suo stand nel padiglione 22, Brico io ha voluto offrire ai visitatori non solo un’esposizione di prodotti, ma un’esperienza coerente con la sua identità di marchio. Dietro la realizzazione dello stand – dall’ideazione al montaggio – c’era LFM come partner operativo incaricato di gestire ogni fase: progettazione, allestimento, logistica e coordinamento in fiera. Il contesto di BricoDay Prima di entrare nei dettagli dello stand, vale la pena capire il contesto in cui Brico io e LFM hanno operato. BricoDay si presenta come una manifestazione “compatta, conveniente da visitare, orientata al business”: un ambiente in cui le aziende del settore incontrano distributori, buyer, rivenditori e operatori specializzati. La formula punta molto su meeting rapidi e proficui, segmentazione merceologica, networking e convegni su temi chiave (innovazione, sostenibilità, digitalizzazione). Nella sua struttura, BricoDay ospita aree tematiche speciali: “Bricoday Luce” è dedicata al mondo lighting, con un layout attrattivo e spazi espositivi specifici per soluzioni luminose; è presente anche il “Digital Village”, il polo dedicato alle tecnologie digitali per la distribuzione e al mondo dell’e-commerce, con workshop, tavole rotonde e presentazioni di soluzioni software. In questa cornice, ogni stand partecipa in una dimensione “esperienziale”: non basta mostrare prodotti, occorre comunicare valori, proporre momenti interattivi e generare interesse autentico. Per Brico io, partecipare era un’occasione per rafforzare la propria posizione nel panorama del bricolage italiano, dialogare con partner commerciali (distributori, franchising, rivenditori) e mostrare visivamente la propria identità di marca. L’azienda – nata nel 1986 e controllata al 100% da Coop Lombardia dal 1995 – ha costruito la sua presenza su un equilibrio tra strategie centralizzate e autonomia dei singoli punti vendita franchising. Il posizionamento e il concept dello stand Brico io Portare l’anima di un brand all’interno di una fiera non significa soltanto allestire uno stand, ma saper cogliere l’essenza del suo business e restituirla in modo autentico. È esattamente ciò che questo marchio ha fatto: trasformare un momento istituzionale in un’esperienza capace di parlare il linguaggio della convivialità e della vicinanza al territorio. L’azienda aveva l’obiettivo di raccontare la propria filosofia del “fai da te” e la sua connessione con le persone. LFM è stata in grado di interpretare appieno questo mood, traducendolo in un concept visivo coerente e accattivante, e successivamente realizzandolo concretamente nello spazio espositivo. Il risultato è stato un’atmosfera familiare, ispirata alle sagre di paese: giochi semplici e divertenti come il tiro al bersaglio o le freccette, birra servita al banco e il tradizionale “contrattino” con pane e salame. Un modo diretto, genuino e accessibile per rendere la fiera non solo un luogo di business, ma anche un momento di svago, incontro e relazione. Questo approccio riflette perfettamente i valori B2B dell’azienda nel suo settore: concretezza, prossimità, condivisione. Perché anche nel mondo del lavoro, come nelle sagre di paese, ciò che conta davvero è creare legami solidi e autentici. LFM ha seguito l’intero processo di realizzazione dello stand Brico io, dall’ideazione alla consegna finale. Dopo il brief iniziale con il team marketing & eventi, ha sviluppato concept e render 3D, trasformandoli in disegni tecnici e soluzioni ingegneristiche. Ha poi gestito la produzione dei moduli, la logistica di trasporto, il montaggio in fiera e l’assistenza durante l’evento, fino allo smontaggio conclusivo. Grazie a questo approccio end-to-end, Brico io ha potuto contare su uno stand coerente con l’identità del brand, funzionale e pronto nei tempi stabiliti. L’effetto stand: visibilità, interazione, risultati Lo stand Brico io, firmato LFM, ha centrato diversi obiettivi importanti nel contesto fieristico: Visibilità e attrazione: la coerenza visiva, l’illuminazione studiata e le aree esperienziali hanno contribuito a distinguere Brico io all’interno del padiglione, attirando traffico di visitatori qualificati. Coinvolgimento: i corner demo e le esperienze hanno aumentato il tempo di permanenza dei visitatori, favorendo un dialogo diretto con i referenti del brand. Networking efficace: gli spazi sono stati pensati per permettere incontri B2B, presentazioni private e scambi commerciali, facilitando relazioni con potenziali partner, franchising, distributori. Efficienza operativa: la modularità e l’accurato coordinamento preventivo hanno permesso un allestimento e smontaggio compatibili con i vincoli fieristici, minimizzando ritardi e disservizi. Se vogliamo guardare più “numerico”, BricoDay 2024 (edizione precedente) aveva registrato 9.100 operatori partecipanti, di cui 2.900 buyer, e 412 espositori. I numeri in crescita per il 2025 suggeriscono che il contesto è favorevole per chi vuole farsi notare con un allestimento curato e distintivo. Se stai ancora cercando un partner per rappresentare al meglio il tuo brand in fiera, contattaci: info@lfmspa.it
Parigi, 19 settembre 2025. Nel cuore della capitale francese HUAWEI ha messo in scena l’“Innovative Product Launch”, presentando la nuova serie WATCH GT 6 (in due varianti: GT 6 e GT 6 Pro), insieme ai nuovi WATCH Ultimate 2 e WATCH D2, oltre a tablet, auricolari e smartphone della lineup 2025. Un evento dal taglio fashion-tech che conferma l’ambizione del brand: unire estetica, prestazioni e salute in un unico ecosistema. Cosa c’è di nuovo sulla serie GT 6 La famiglia GT 6 punta decisa su tre promesse: batteria di lunga durata, precisione sportiva (con focus sul ciclismo) e display più luminosi. Il modello GT 6 Pro (46 mm) dichiara fino a 21 giorni di autonomia in uso leggero (12 giorni tipico), mentre il GT 6 41 mm arriva fino a 14 giorni, grazie a una batteria ad alto contenuto di silicio con densità energetica aumentata. Gli schermi AMOLED toccano picchi di 3.000 nit, migliorando nettamente la leggibilità outdoor. Sul fronte sensori e GPS debutta il sistema TruSense, che migliora l’accuratezza del posizionamento e del rilevamento cardiaco durante l’attività fisica. Per i ciclisti arriva il “virtual power meter”: il watch stima la potenza in tempo reale (senza misuratori esterni) combinando velocità, pendenza e peso, con la possibilità di collegare anche sensori e power meter reali per metriche avanzate come FTP. Il GT 6 Pro eleva il “look & feel” con vetro zaffiro, cassa in titanio e fondello in ceramica, con resistenza fino a 5 ATM/IP69 e immersioni fino a 40 metri per la variante Pro: un’impostazione che strizza l’occhio agli sportivi outdoor quanto all’uso quotidiano elegante. Un lancio “ecosistema”: non solo GT 6 Sul palco parigino si sono visti anche WATCH Ultimate 2 (orientato al diving, con focus su resistenza e funzioni subacquee) e WATCH D2 (monitoraggio pressione sanguigna), a testimoniare la spinta di HUAWEI nel coprire esigenze d’uso molto diverse sotto un’unica esperienza software. Il tocco di LFM Spa: media trip, VIP hospitality ed entertainment A rendere l’esperienza memorabile ci ha pensato LFM Spa, che ha curato per il brand l’intera macchina dell’ospitalità italiana: media trip con gestione end-to-end (logistica, agenda e contenuti sul campo), VIP hospitality per ospiti e partner chiave, ed entertainment onsite per valorizzare i momenti clou del programma. Un lavoro sartoriale su inviti, flussi, tempi e “experience design” che ha massimizzato copertura mediatica e relazione con i top stakeholder — amplificando l’impatto del lancio e allineando perfettamente storytelling del prodotto e atmosfera dell’evento. Se non hai ancora trovato un partner per i tuoi servizi di media trip, contattaci su info@lfmspa.it
Martedì 9 settembre 2025, l’Ex Macello di Milano si è acceso di luci, musica ed emozioni per ospitare X Factor – The Party, l’evento che ha inaugurato ufficialmente la nuova stagione del talent più amato d’Italia. Fin dal tardo pomeriggio, la location si è riempita di energia: file di ragazzi e famiglie in attesa, gadget colorati, musica che già si diffondeva nell’aria. Dentro, un’atmosfera elettrica fatta di attese, sorrisi e voglia di vivere una serata speciale. Sul palco si sono alternati protagonisti che hanno fatto esplodere il pubblico: il cast di #XF2025, l’energia di Mimì Caruso, il sound di Les Votives e la personalità di Maria Tomba. Poi il gran finale, una vera scarica di adrenalina con BigMama, l’elettronica travolgente di Nina Kraviz. È stata una festa di musica e connessioni, un anticipo della stagione che prenderà vita su Sky e NOW, ma soprattutto una notte che Milano non dimenticherà. MediaWorld & X Factor: una sinergia tra tecnologia e talento La collaborazione tra MediaWorld e X Factor 2025 non limita alla tradizionale sponsorizzazione: è nata da una visione condivisa, quella di fondere tecnologia e creatività in un’esperienza autentica. Come Official Partner, MediaWorld ha orchestrato una strategia omnicanale — orchestrata con Sky Brand Solutions e Fremantle — che ha portato brand awareness e coinvolgimento sia nei 144 punti vendita che online. Il cuore dell’iniziativa? I marchi proprietari KOENIC (grandi e piccoli elettrodomestici) e PEAQ (TV, tablet, audio), con un particolare focus sulla linea audio PEAQ by Robbie Williams, presentata lo scorso 31 marzo . Questi prodotti sono stati integrati con naturalezza negli spazi “di vita” dei concorrenti — loft e lounge — culminando in speciali unboxing live e momenti di grande impatto emotivo che vedremo nel corso delle puntate. Ma l’esperienza è ancora tutta da vivere: a partire dal 23 ottobre, i concorrenti eliminati verranno accolti nei MediaWorld Studios (Tech Village, Milano Certosa) per raccontare il loro percorso proprio nel cuore della tecnologia e della musica, grazie alla conduzione di Bryan Box. Le interviste, diffuse sui canali social del brand, aiuteranno a prolungare nel tempo il legame tra il pubblico, i concorrenti e lo storytelling del brand. «La decisione di diventare Official Partner di X Factor 2025 va ben oltre una semplice sponsorizzazione, è una scelta strategica che si basa su una condivisione di valori e sulla comune volontà di offrire strumenti e opportunità per esprimere al meglio il proprio potenziale e il proprio talento», ha dichiarato Francesco Sodano, Marketing Director di MediaWorld. «Questa partnership rappresenta un’occasione unica per dare visibilità ai nostri marchi privati PEAQ e KOENIC, e in particolare alla gamma audio PEAQ by Robbie Williams, in un contesto di assoluta coerenza e nei confronti di un target trasversale e altamente ricettivo. Vogliamo chei nostri clienti vivano la musica e la tecnologia con la stessa passione che anima X Factor». LFM a fianco di MediaWorld official partner di X Factor in questa iniziativa A rendere tutto ancora più coinvolgente il contributo di LFM, partner operativo di MediaWorld che durante la serata presso l’ex Macello di Milano ha presidiato l’evento con un team appassionato fornendo supporto organizzativo e distribuendo gadget che hanno colorato la serata. Un impegno che ha trasformato le strategie di brand in emozioni tangibili, lasciando nei partecipanti ricordi vivi e autentici.
Settembre porta con sé un’energia diversa. Finisce l’estate, ricominciano i ritmi intensi e le agende si riempiono di nuovi obiettivi. Ma per chi lavora sul campo, settembre ha un sapore ancora più acceso: è il momento della Battle of the Brands, la sfida che mette i brand l’uno contro l’altro... e i nostri team alla prova più stimolante della stagione. La missione è chiara, ma tutt’altro che semplice: raggiungere la più alta quota di sell-out per il proprio brand nel periodo stabilito. Un obiettivo che trasforma ogni giornata in un’occasione per distinguersi, ogni interazione con il cliente in un duello sottile tra argomenti, passione e strategia. La sfida del mese: ogni unità conta Immagina di entrare in un punto vendita e sentire l’adrenalina. Sai che ogni parola, ogni gesto, ogni consiglio dato al cliente può fare la differenza. I prodotti sono lì, sugli scaffali, pronti a brillare. Ma spetta a te renderli irresistibili, raccontarne i valori, mostrarne il vantaggio competitivo. Perché la Battle of the Brands non è solo una sfida tra marchi: è una prova di talento, empatia e visione commerciale. Obiettivo? Raggiungere la più alta quota di sell‑out per il brand assegnato nel periodo indicato. Il KPI? Nel cuore della competizione c’è un unico KPI che guida tutto: il volume di vendite rispetto alla concorrenza. Non importa quanto forte sia il brand sulla carta: conta quanto riesci a venderlo, a farlo preferire, a renderlo visibile e desiderabile. E non è una corsa solitaria. La competizione è viva tra colleghi, tra punti vendita, tra territori. C’è chi punta sulla creatività dell’esposizione, chi sull’approccio diretto al cliente, chi sul gioco di squadra. E c’è chi – mese dopo mese – sta costruendo un percorso fatto di performance solide e crescita costante. Strategie vincenti per trionfare nella Battle I più esperti lo sanno: per vincere questa sfida non basta “esserci”, bisogna fare la differenza. Alcuni dei segreti per eccellere? Conoscere a fondo il brand che si rappresenta: sapere rispondere a ogni dubbio, raccontarne l’unicità, collegarlo ai bisogni reali del cliente. Approccio proattivo in punto vendita Massimizza l’attivazione presso i clienti, mettendo in evidenza i punti di forza del brand e coinvolgendo attivamente i potenziali acquirenti. Allestire il punto vendita come un palcoscenico: visibilità, ordine, creatività. Un’esposizione curata può attirare anche lo sguardo più distratto. Promozioni e incentivi mirati Usa leve come bundle, sconti temporanei o incentivi per accelerare i volumi nelle giornate chiave. Conoscenza del mercato e della concorrenza Preparati a rispondere alle domande dei clienti conoscendo bene i vantaggi del proprio brand rispetto agli altri in concorrenza. Attività di cross‑selling Suggerisci articoli complementari o accessori per aumentare lo scontrino medio e spingere i volumi totali. Premi e riconoscimenti: la gloria ti aspetta Come ogni sfida che si rispetti, anche la Battle of the Brands ha i suoi premi. Ma più che i gadget o i riconoscimenti materiali, quello che si porta a casa chi vince è prestigio, visibilità e orgoglio. Ogni mese, come sempre, premieremo i top performer, ma sarà il risultato di fine anno – nel gran finale di dicembre – a incoronare i veri campioni. Interviste, menzioni ufficiali, premi esperienziali: chi si distingue avrà tutto il merito che gli spetta. Premio mensile: gadget esclusivi firmati LFM + punti classifica extra per i migliori performer. Gran Final (Dicembre): i vincitori dell’anno si sfidano per un premio esperienziale speciale, celebrato con interviste e menzioni honorifiche sui canali ufficiali. Che vinca il migliore dunque!
L’AI non è più un’opzione, è un imperativo Negli ultimi anni l’intelligenza artificiale è uscita dai laboratori di ricerca per entrare nel cuore delle aziende. Secondo McKinsey, il 55% delle organizzazioni ha già adottato almeno una soluzione AI nei propri processi, e Gartner prevede che entro il 2030 oltre il 70% delle mansioni aziendali sarà supportato da sistemi di intelligenza artificiale. Le aziende che sapranno sfruttare questa rivoluzione avranno un vantaggio competitivo enorme, ma il vero nodo da affrontare non è tanto la tecnologia quanto la cultura aziendale e la formazione delle persone. Per questo oggi i team building e i bootcamp formativi dedicati all’AI stanno diventando il trend più efficace per accompagnare le organizzazioni al cambiamento: uniscono formazione teorica, esercitazioni pratiche e dinamiche collaborative, permettendo ai dipendenti di vivere in prima persona il potenziale dell’AI. Team Building AI e Bootcamp AI due modi diversi per portare l'AI in azienda Quando si parla di introdurre l’intelligenza artificiale all’interno delle organizzazioni, è fondamentale comprendere che esistono diversi formati di apprendimento ed esperienza, ciascuno con obiettivi e approcci specifici. Tra i più diffusi, due formule emergono come particolarmente efficaci: da un lato i team building AI, dall’altro i più strutturati bootcamp AI. Entrambe le modalità hanno lo scopo di avvicinare i dipendenti a questa tecnologia dirompente, ma lo fanno con logiche e finalità molto diverse. Il team building AI rappresenta la porta d’ingresso più leggera e divertente all’universo dell’intelligenza artificiale. Si tratta infatti di un’attività che privilegia la dimensione esperienziale e collaborativa, con sessioni generalmente brevi, spesso della durata di mezza giornata o una giornata al massimo. L’obiettivo non è tanto quello di creare soluzioni concrete da implementare subito in azienda, quanto piuttosto stimolare curiosità, abbattere le barriere di diffidenza verso l’AI e far vivere ai dipendenti momenti di sperimentazione in chiave di intrattenimento. Attraverso giochi, esercizi pratici e sfide creative, i partecipanti hanno modo di interagire con strumenti di intelligenza artificiale generativa – ad esempio chatbot, software per la creazione di immagini o sistemi di supporto alla scrittura – e di comprenderne in modo immediato e intuitivo le potenzialità. In questo senso, il team building AI è uno strumento ideale per introdurre l’argomento a chi parte da zero, creando entusiasmo e predisponendo il terreno culturale per step successivi. È un’esperienza che mette al centro il divertimento e la scoperta collettiva, più che il raggiungimento di output di business tangibili. Di contro, il bootcamp AI ha un’impostazione completamente diversa. Si tratta di un format più impegnativo e strutturato, che richiede un investimento maggiore di tempo – tipicamente almeno due giornate – e che si configura come un vero e proprio percorso formativo legato al cambiamento aziendale. Il bootcamp prevede una prima fase didattica, durante la quale i partecipanti vengono introdotti in modo guidato al mondo dell’intelligenza artificiale: trend, tecnologie, applicazioni nei diversi settori, impatti su processi e ruoli. Questa parte teorica fornisce un linguaggio comune e una base di consapevolezza indispensabile per passare alla seconda fase, molto più operativa e pragmatica. Nelle sessioni pratiche del bootcamp, i dipendenti sono infatti chiamati a lavorare su business case reali, ovvero problemi e sfide specifiche della propria azienda. Divisi in team multidisciplinari, hanno la possibilità di sperimentare l’utilizzo degli strumenti di AI non in astratto, ma calandoli direttamente nelle dinamiche quotidiane del loro lavoro. L’approccio è orientato al business: si ragiona su come migliorare processi, ottimizzare attività ripetitive, creare nuove soluzioni per i clienti o innovare prodotti e servizi. Questo porta i team a sviluppare dei prototipi concreti con il supporto dell’intelligenza artificiale, che vengono poi presentati e valutati. In molti casi, i concept più promettenti possono successivamente trasformarsi in progetti pilota e, in prospettiva, essere implementati stabilmente all’interno dell’organizzazione. La differenza sostanziale, quindi, sta nel livello di profondità e nell’obiettivo finale: mentre il team building AI è pensato come un primo contatto “soft”, che punta a creare familiarità e ad abbattere timori attraverso esperienze piacevoli e coinvolgenti, il bootcamp AI è un vero e proprio strumento di change management e innovazione. Quest’ultimo, infatti, aiuta l’azienda a fare un salto concreto verso l’adozione della tecnologia, costruendo competenze pratiche e generando idee ad alto impatto. Non a caso, il bootcamp è particolarmente indicato per aziende che desiderano non solo sensibilizzare i dipendenti, ma anche trasformare la cultura organizzativa e stimolare la nascita di progetti realmente applicabili. In sintesi, il team building AI può essere paragonato a un laboratorio creativo che accende curiosità e spirito di squadra, mentre il bootcamp AI si configura come un percorso formativo strategico, capace di allineare i dipendenti sugli obiettivi aziendali e di fornire strumenti concreti per integrare l’intelligenza artificiale nei processi quotidiani. Le due formule non sono in competizione, ma complementari: spesso il team building rappresenta il primo passo per avvicinare tutti i collaboratori al tema, mentre il bootcamp diventa il momento chiave per trasformare quell’entusiasmo iniziale in progetti e risultati reali. Grazie ai nostri partner in AI, e ad una rete di professori specializzati in intelligenza artificiale, LFM è in grado di offrire entrambe le tipologie di servizio, proponendosi come partner affidabile per ogni azienda che vuole guidare il cambiamento. Se ti abbiamo incuriosito scrivici a info@lfmspa.it.
Nel panorama della trasformazione digitale, gli avatar interattivi stanno emergendo come strumenti strategici per migliorare la customer experience, il training, ottimizzare i flussi aziendali e creare una relazione più autentica tra brand e persone. Dall’assistenza clienti alla formazione interna, passando per il marketing e il retail, questi assistenti virtuali intelligenti stanno già cambiando il modo in cui lavoriamo e interagiamo. Ma procediamo a step. Cosa sono gli avatar interattivi? Un avatar interattivo è un assistente virtuale basato su tecnologie di intelligenza artificiale conversazionale, capace di dialogare in tempo reale, riconoscere il linguaggio naturale, rispondere a domande e svolgere compiti specifici. Può essere visualizzato su: Totem digitali o chioschi interattivi Siti web e app mobile Piattaforme di e-learning Ambienti in realtà aumentata o virtuale Grazie all’evoluzione dell’AI generativa, questi avatar sono sempre più realistici, naturali e capaci di personalizzare l’interazione. Ad oggi gli esempi di applicazioni non sono ancora molti e spesso si parla di avatar interattivi in maniera impropria, anche quando nel dietro le quinte non c'è l'intelligenza artificiale. Facciamo dunque chiarezza con degli esempi dal mondo per capire meglio. Avatar 'Newme' e LAO di Lawson nei convenience store giapponesi - interattivi si.. ma human based e non ai based Di fronte alla crescente difficoltà nel reperire personale per i suoi minimarket aperti 24 ore su 24, la catena giapponese Lawson ha scelto di puntare sugli avatar digitali per garantire l’assistenza ai clienti, anche durante le ore notturne. Un sistema di avatar interattivi basati su AI? In realtà no. Il sistema prevede l’impiego di commessi remoti all’estero, che interagiscono con i clienti attraverso schermi e robot posizionati all’interno dei negozi. Il primo avatar di questo tipo è stato attivato nel gennaio 2024 ed è stato gestito da un dipendente giapponese residente in Svezia: grazie al fuso orario favorevole, l’operatore può offrire supporto in tempo reale durante le ore notturne in Giappone. Gli avatar sono attualmente presenti in 28 punti vendita, tra Tokyo, Osaka e Fukuoka, e vengono utilizzati principalmente per assistere i clienti nell’uso delle casse automatiche. Questo sistema, realizzato in collaborazione con la tech company Avita, rappresenta una soluzione concreta e scalabile alla carenza di manodopera che da anni interessa il settore dei convenience store in Giappone. Nei negozi aperti sull’isola artificiale di Yumeshima, i clienti hanno potuto interagire con questi assistenti digitali proprio come farebbero con un commesso in carne e ossa, ma con la flessibilità di una presenza remota e operativa h24. Una visione concreta e futuristica di come gli avatar interattivi possano trasformare il retail e rispondere alla crescente sfida della carenza di personale. Un potenziale next step? Avere dall'altra parte un avatar non umano, e l'intelligenza artificiale conversazionale. Quanto quindi sono lontani gli avatar conversazionali potenziati da AI e non da umani? In realtà sono molto più vicini di quanto pensiamo, non sono una tecnologia futuribile ma strumenti già efficaci per migliorare l'esperienza. Stanno iniziando infatti ad emergere alcuni casi di avatar conversazionali potenziati da AI, e le maggiori applicazioni ad oggi sono nel mondo del marketing e dell'online shopping anche se ancora poche al momento in cui scriviamo l'articolo. Vediamo insieme degli esempi. True classic e l'avatar che da consigli di shopping In un mondo dove la personalizzazione è tutto, alcune aziende hanno iniziato a usare avatar AI conversazionali in fase pilota, per trasformare i processi di vendita e comunicazione. Un esempio concreto arriva da getitAI, che ha realizzato per il brand True Classic un assistente virtuale animato che è in fase pilota. L’avatar parla con l’utente in tempo reale, suggerisce prodotti su misura e supporta la scelta del cliente con naturalezza e fluidità. Al momento nel sito non è ancora visibile, ma è possibile vedere una demo a questo link. Avatar per l'immagine d'azienda integrato nel sito web Un'applicazione interessante degli avatar conversazionali è quella legata alla corporate identity, volta quindi a dare all'utente un'immagine della propria azienda o comunque una panoramica. Un esempio è Boldstuff azienda specializzata in AI, che utilizza l'avatar conversazionale per presentare la propria azienda direttamente sul proprio sito, dando quindi la possibilità all'utente di conversare senza necessariamente dover navigare nello scheletro del sito e fornendo quindi già dal proprio sito un'immagine innovativa. Uno degli aspetti interessanti è la capacità dell'avatar conversazionale di parlare diverse lingue, e quindi di interagire con persone da tutto il mondo. Vediamo meglio come funziona: 1. ICONA AVATAR INTEGRATA NEL SITO: sul sito è presente un'icona che invita l'utente a chattare. 2. CTA A CHATTARE: E' presente un pulsante sull'avatar che invita l'utente alla conversazione. Una volta schiacchiato chat now è possibile scegliere la lingua in cui si vuole avviare la conversazione. 3. INTRODUZIONE ALL'AZIENDA E INIZIO INTERAZIONE VERBALE O SCRITTA: Una volta selezionata, l'avatar ti accoglie con un'introduzione dell'azienda e ti da la possibilità di interagire in due modalità o via chat o via microfono, dando quindi all'utente diverse opzioni di interazione. Siamo di fronte ai primi casi di avatar conversazionali con un volto e con una capacità di parlare più lingue e le applicazioni potenziali offline (non solo nel mondo retail) possono essere molteplici. Ma non solo, immaginate di poter fornire formazione al vostro personale in azienda con il supporto di un avatar conversazionale che accompagna i vostri nel processo di apprendimento. Futuro lontano? No ormai realtà e LFM spa è già al lavoro con i propri partner per fornire soluzioni innovative già oggi sul fronte degli avatar conversazionali con applicazioni lato formazione, sito e offline. Che aspettate dunque? Scriveteci a info@lfmspa.it