Nel panorama della trasformazione digitale, gli avatar interattivi stanno emergendo come strumenti strategici per migliorare la customer experience, il training, ottimizzare i flussi aziendali e creare una relazione più autentica tra brand e persone. Dall’assistenza clienti alla formazione interna, passando per il marketing e il retail, questi assistenti virtuali intelligenti stanno già cambiando il modo in cui lavoriamo e interagiamo. Ma procediamo a step. Cosa sono gli avatar interattivi? Un avatar interattivo è un assistente virtuale basato su tecnologie di intelligenza artificiale conversazionale, capace di dialogare in tempo reale, riconoscere il linguaggio naturale, rispondere a domande e svolgere compiti specifici. Può essere visualizzato su: Totem digitali o chioschi interattivi Siti web e app mobile Piattaforme di e-learning Ambienti in realtà aumentata o virtuale Grazie all’evoluzione dell’AI generativa, questi avatar sono sempre più realistici, naturali e capaci di personalizzare l’interazione. Ad oggi gli esempi di applicazioni non sono ancora molti e spesso si parla di avatar interattivi in maniera impropria, anche quando nel dietro le quinte non c'è l'intelligenza artificiale. Facciamo dunque chiarezza con degli esempi dal mondo per capire meglio. Avatar 'Newme' e LAO di Lawson nei convenience store giapponesi - interattivi si.. ma human based e non ai based Di fronte alla crescente difficoltà nel reperire personale per i suoi minimarket aperti 24 ore su 24, la catena giapponese Lawson ha scelto di puntare sugli avatar digitali per garantire l’assistenza ai clienti, anche durante le ore notturne. Un sistema di avatar interattivi basati su AI? In realtà no. Il sistema prevede l’impiego di commessi remoti all’estero, che interagiscono con i clienti attraverso schermi e robot posizionati all’interno dei negozi. Il primo avatar di questo tipo è stato attivato nel gennaio 2024 ed è stato gestito da un dipendente giapponese residente in Svezia: grazie al fuso orario favorevole, l’operatore può offrire supporto in tempo reale durante le ore notturne in Giappone. Gli avatar sono attualmente presenti in 28 punti vendita, tra Tokyo, Osaka e Fukuoka, e vengono utilizzati principalmente per assistere i clienti nell’uso delle casse automatiche. Questo sistema, realizzato in collaborazione con la tech company Avita, rappresenta una soluzione concreta e scalabile alla carenza di manodopera che da anni interessa il settore dei convenience store in Giappone. Nei negozi aperti sull’isola artificiale di Yumeshima, i clienti hanno potuto interagire con questi assistenti digitali proprio come farebbero con un commesso in carne e ossa, ma con la flessibilità di una presenza remota e operativa h24. Una visione concreta e futuristica di come gli avatar interattivi possano trasformare il retail e rispondere alla crescente sfida della carenza di personale. Un potenziale next step? Avere dall'altra parte un avatar non umano, e l'intelligenza artificiale conversazionale. Quanto quindi sono lontani gli avatar conversazionali potenziati da AI e non da umani? In realtà sono molto più vicini di quanto pensiamo, non sono una tecnologia futuribile ma strumenti già efficaci per migliorare l'esperienza. Stanno iniziando infatti ad emergere alcuni casi di avatar conversazionali potenziati da AI, e le maggiori applicazioni ad oggi sono nel mondo del marketing e dell'online shopping anche se ancora poche al momento in cui scriviamo l'articolo. Vediamo insieme degli esempi. True classic e l'avatar che da consigli di shopping In un mondo dove la personalizzazione è tutto, alcune aziende hanno iniziato a usare avatar AI conversazionali in fase pilota, per trasformare i processi di vendita e comunicazione. Un esempio concreto arriva da getitAI, che ha realizzato per il brand True Classic un assistente virtuale animato che è in fase pilota. L’avatar parla con l’utente in tempo reale, suggerisce prodotti su misura e supporta la scelta del cliente con naturalezza e fluidità. Al momento nel sito non è ancora visibile, ma è possibile vedere una demo a questo link. Avatar per l'immagine d'azienda integrato nel sito web Un'applicazione interessante degli avatar conversazionali è quella legata alla corporate identity, volta quindi a dare all'utente un'immagine della propria azienda o comunque una panoramica. Un esempio è Boldstuff azienda specializzata in AI, che utilizza l'avatar conversazionale per presentare la propria azienda direttamente sul proprio sito, dando quindi la possibilità all'utente di conversare senza necessariamente dover navigare nello scheletro del sito e fornendo quindi già dal proprio sito un'immagine innovativa. Uno degli aspetti interessanti è la capacità dell'avatar conversazionale di parlare diverse lingue, e quindi di interagire con persone da tutto il mondo. Vediamo meglio come funziona: 1. ICONA AVATAR INTEGRATA NEL SITO: sul sito è presente un'icona che invita l'utente a chattare. 2. CTA A CHATTARE: E' presente un pulsante sull'avatar che invita l'utente alla conversazione. Una volta schiacchiato chat now è possibile scegliere la lingua in cui si vuole avviare la conversazione. 3. INTRODUZIONE ALL'AZIENDA E INIZIO INTERAZIONE VERBALE O SCRITTA: Una volta selezionata, l'avatar ti accoglie con un'introduzione dell'azienda e ti da la possibilità di interagire in due modalità o via chat o via microfono, dando quindi all'utente diverse opzioni di interazione. Siamo di fronte ai primi casi di avatar conversazionali con un volto e con una capacità di parlare più lingue e le applicazioni potenziali offline (non solo nel mondo retail) possono essere molteplici. Ma non solo, immaginate di poter fornire formazione al vostro personale in azienda con il supporto di un avatar conversazionale che accompagna i vostri nel processo di apprendimento. Futuro lontano? No ormai realtà e LFM spa è già al lavoro con i propri partner per fornire soluzioni innovative già oggi sul fronte degli avatar conversazionali con applicazioni lato formazione, sito e offline. Che aspettate dunque? Scriveteci a info@lfmspa.it
C’è un momento, ogni tanto, in cui il lavoro smette di essere routine e torna ad essere ispirazione. È quello che è successo in Puglia, tra il 30 luglio e il 1° agosto 2025, durante il LFM Summer Camp: tre giorni sospesi tra realtà e visione, dove tutta la famiglia LFM si è ritrovata per costruire qualcosa di più grande. Insieme. Arrivi, Sorrisi e Progetti Il pomeriggio del 30 luglio, tra valigie e badge al collo, ci siamo incontrati per il primo appuntamento: il Project Meeting. Era il momento di fare il punto, ma anche di guardare avanti. In una sala piena di volti noti e nuovi, si è parlato di progetti, obiettivi e sogni condivisi. La serata ci ha regalato un assaggio autentico del territorio con una cena locale, tra risate, piatti tipici e quella sensazione di ritrovarsi parte di qualcosa che va oltre il lavoro. Laboratori, Idee e Magia Chic Il 31 luglio è stato il cuore pulsante del camp. Si è aperto con l’Official Kick-off Meeting e poi, dopo una pausa pranzo ristoratrice, siamo entrati nel vivo con il laboratorio “Say it. Be it.”. Un pomeriggio intenso, tra parole che diventano identità e workshop che accendono la creatività. Ognuno ha portato un pezzo di sé, e alla fine, il puzzle era completo: il ritratto di un team che ha voglia di crescere e reinventarsi. E poi… la sera. Il cielo pugliese come cornice, musica che vibra nell’aria, outfit “Witchy Black Chic” e sorrisi illuminati dalle luci del party Abracadabra. Non è stata solo una festa: è stata un rito collettivo, un inno alla connessione e allo spirito LFM. Silenzi, Mare e Connessioni Vere Il 1° agosto ci ha accolti con calma e libertà. Tempo libero, tra costume da bagno e asciugamano firmato LFM, ci siamo lasciati cullare dal mare, dal sole e dalle chiacchiere lente. È stato il momento perfetto per far sedimentare le emozioni dei giorni precedenti, per lasciar emergere nuove idee… o semplicemente per respirare, con la consapevolezza di essere parte di un gruppo forte, vero, vivo. E Ora? Abbiamo iniziato questo viaggio con una domanda: chi vogliamo diventare? Ora sappiamo che la risposta non sta in un ruolo o in un titolo. Sta in quello che costruiamo insieme, giorno dopo giorno. Sta in momenti come questi, dove si riscopre il valore della condivisione, del gioco di squadra, dell’umanità. E come ogni magia che si rispetti, anche questa non finisce qui. Ci siamo detti: “Say it. Be it.” Lo abbiamo fatto. E ora siamo pronti a scrivere il prossimo capitolo. #Abracadabra #SayItBeIt #LFMSummerCamp2025
Le sfide non si fermano, nemmeno in estate. Dopo aver affrontato diverse challenge, siamo pronti a tuffarci in una nuova missione firmata Staff Game. Questa volta si cambia campo da gioco, ma non obiettivo: esaltare il potenziale del retail attraverso sfide vere, creative e concrete. Benvenuti nella nuova sfida di agosto: SUMMER STRATEGY. 🔹 Obiettivo? Trasformare l’estate in una stagione da record Agosto è il mese delle partenze, delle pause… ma anche delle opportunità. E allora noi lanciamo una sfida chiara: progettare una strategia creativa per massimizzare le vendite estive, adattandosi a un contesto stagionale spesso considerato “di riposo”, ma che può diventare invece un vero motore di risultati. La missione? Ideare, adattare, vincere. La Summer Strategy non è solo un piano promozionale. È la risposta intelligente a un ambiente in continuo cambiamento: meno traffico nei punti vendita, clienti distratti dal caldo, ma ancora desiderosi di scoprire novità, offerte e idee brillanti. La sfida è semplice da dire, non da realizzare: Crea una strategia estiva per il tuo punto vendita o brand che sia originale, fattibile e orientata al risultato. I KPI della sfida Summer Strategy Come sempre, misuriamo con criterio. Ecco gli elementi che faranno la differenza nella valutazione: 🔸 Originalità dell’idea La tua proposta si distingue? È inaspettata, audace, fuori dal coro ma coerente col brand? 🔸 Fattibilità operativa Può essere messa in pratica facilmente dal team in store? È sostenibile nei tempi, nei costi, nei materiali? 🔸 Risultati concreti L’obiettivo è uno: vendere di più. La tua strategia ha avuto impatto sulle vendite, sull’engagement o sull’afflusso clienti? 🔸 Adattabilità al contesto stagionale Hai sfruttato le dinamiche dell’estate – come la stagionalità dei prodotti, i flussi turistici o il bisogno di leggerezza – a tuo favore? Visibilità e premi: la tua idea può fare strada Come ogni mese, le strategie più efficaci saranno selezionate e i vincitori verranno pubblicati sui nostri canali ufficiali, premiati con riconoscimenti simbolici e accesso diretto alla finalissima annuale di dicembre. Il premio finale? Un’esperienza esclusiva LFM, da vivere lontano dal punto vendita ma con lo stesso spirito di squadra. Qualche dritta per affrontare la sfida Hai bisogno di un po’ di ispirazione? Ecco qualche spunto per partire con il giusto mindset: Analizza il contesto: cosa succede nel tuo punto vendita ad agosto? Quali comportamenti cambiano? Punta sull’emozione: l’estate è un momento in cui si cercano esperienze leggere e positive. Semplifica: il caldo e la fretta richiedono messaggi chiari e azioni immediate. Sfrutta la stagionalità: prodotti estivi, limited edition, mini-kit da viaggio, promozioni “tempo limitato”… Crea un percorso: guida il cliente con logica e ispirazione, dal primo passo in store alla decisione d’acquisto. Raccontaci la tua Summer Strategy Hai elaborato una strategia brillante? Hai testato qualcosa che ha funzionato davvero? Condividi il tuo progetto, raccontaci le motivazioni dietro le scelte, e inviaci immagini, dati e – perché no – anche il tuo dietro le quinte.
Il 23 luglio è stata una data memorabile per LFM Spa, un’azienda che da anni coniuga innovazione, dinamismo e visione strategica nel settore del marketing, eventi & retail. Ma questa volta, a essere protagoniste non sono state solo le performance aziendali, bensì un’atmosfera incantata che ha saputo sorprendere, emozionare e celebrare il cuore pulsante di LFM: le persone. Nell'iconica terrazza Mirador, allestita con un'atmosfera magica per l'occasione, si è tenuto Abracadabra Party, un evento esclusivo pensato per celebrare la magia e la velocità — due elementi che, pur provenendo da mondi apparentemente lontani, definiscono perfettamente lo spirito di LFM Spa. La serata ha coinvolto clienti, partner, collaboratori e amici dell’azienda in un’esperienza immersiva e multisensoriale, dove ogni dettaglio è stato progettato per riflettere i valori e l’identità di LFM. Un viaggio tra magia ed eccellenza Fin dall’ingresso, gli ospiti si sono trovati catapultati in un universo incantato. L’atmosfera era suggestiva: luci soffuse, decorazioni ispirate ai mondi della stregoneria e della magia, e una colonna sonora misteriosa ma avvolgente. Violisti, cantanti e ballerine hanno contribuito a creare un mood incantato. Il tema della magia, scelto per rappresentare l’energia trasformativa di LFM, è stato declinato in ogni angolo del party attraverso esperienze interattive e installazioni scenografiche. Non si è trattato solo di un evento celebrativo, ma di un vero e proprio viaggio nell’essenza di LFM Spa, dove ogni elemento rappresentava simbolicamente i tratti distintivi dell’azienda: la rapidità nelle soluzioni, la creatività nella visione, la capacità di trasformare l’ordinario in straordinario. Esperienze da favola: incantesimi, pozioni e specchi magici Il cuore pulsante dell’Abracadabra Party erano le aree esperienziali, pensate per coinvolgere e divertire ogni ospite. Lo Specchio Magico ha attirato decine di curiosi: uno specchio interattivo che ha unito tecnologia e divertimento, proprio come fa ogni giorno LFM Spa nel suo lavoro. Il Corner delle Pozioni ha riportato tutti all’infanzia, con boccette colorate, e alchimisti pronti a proporre pozioni magiche su misura. Ogni bevanda aveva un nome incantato e un significato simbolico, per far avverare i più svariati sogni. L’Area degli Incantesimi proponeva agli invitati cadeux speciali, con formule magiche differerenti a seconda dell'obiettivo da raggiungere, fortuna, business, amore e intuito. Il Photo Booth Magico è stato uno dei luoghi più gettonati dell’intera serata. Cappelli da mago, bacchette, mantelli e uno sfondo fiabesco hanno permesso a tutti gli ospiti di immortalare momenti unici, condivisibili anche sui social con l’hashtag ufficiale dell’evento: #AbracadabraLFM. Infine, il Make Up Corner ha trasformato i volti degli ospiti in veri e propri personaggi da fantasy: effetti speciali e trucchi scenici hanno reso ognuno parte integrante dell’universo magico. Un party con una visione: l’anima di LFM Spa “Abracadabra Party” non è stato solo intrattenimento. È stata un’occasione per ribadire il DNA di un’azienda come LFM Spa, capace di unire rigore e creatività, performance e passione, numeri e visioni. I co-founder Jasmine Ferraris e Giuliano Ferraris, presenti all’evento, hanno voluto ringraziare personalmente clienti e partner per la fiducia e la collaborazione continua, ribadendo l’importanza di coltivare relazioni umane anche nel business. Per Jasmine e Giuliano l’elemento magico” non è solo la capacità di vedere oltre l’ovvio, ma anche immaginare soluzioni nuove, e renderle reali con la stessa velocità con cui un incantesimo prende forma. È questa la filosofia che guida LFM Spa ogni giorno. Un successo condiviso La partecipazione entusiasta di clienti, fornitori e partner ha dimostrato ancora una volta quanto LFM non sia solo un’azienda, ma una community attiva che cresce insieme, si diverte insieme, e affronta ogni nuova sfida con spirito innovativo. I commenti raccolti a fine serata parlano chiaro: “Un evento fuori dagli schemi”, “un’esperienza unica”, “LFM sa sempre come stupire”, “una festa che ci ha fatto sentire parte di qualcosa di grande”. Parole che confermano che la magia vera è quella che si crea quando valori condivisi, visione e persone si incontrano. Il futuro è magico Dopo il successo dell’Abracadabra Party, LFM Spa guarda avanti con ancora più energia e slancio. Perché se c’è qualcosa che il party ha dimostrato, è che con la giusta alchimia tra tecnologia, velocità e passione, nulla è impossibile. E come direbbero i maghi: “L’incantesimo è appena iniziato.”
Per anni abbiamo usato internet sempre allo stesso modo: apriamo il browser, scriviamo qualcosa su Google, clicchiamo un link e... ripetiamo da capo. Ma oggi questo rituale familiare potrebbe essere rivoluzionato da una nuova generazione di browser. Sono alimentati dall’intelligenza artificiale e, se manterranno le promesse, potrebbero cambiare per sempre il nostro rapporto con la rete — e mettere in discussione il predominio di Google. Perplexity e il suo Comet: il browser che pensa al posto tuo Tra i nomi che stanno facendo più rumore c’è Perplexity, startup sostenuta da giganti come Nvidia, che ha appena presentato Comet: un browser che non si limita a mostrarci siti web, ma li capisce, li riassume, e ci risponde come farebbe un assistente personale. Con Comet, puoi porre una domanda a voce o per iscritto e ricevere una risposta chiara, sintetica, magari con una panoramica di fonti utili. Hai bisogno di trovare una data nella tua casella Gmail? Comet ci arriva direttamente. Vuoi un riepilogo di un articolo lunghissimo? Te lo prepara in pochi secondi. La promessa è quella di un’esperienza senza frustrazioni, senza pubblicità invasive e con una privacy molto più rispettata: secondo Perplexity, i dati dell’utente restano locali e non vengono usati per addestrare i modelli AI. C’è solo un piccolo ostacolo per ora: il browser è riservato agli utenti “premium”, con un abbonamento mensile da ben 200 dollari. Ma una versione per il pubblico più ampio dovrebbe arrivare presto. OpenAI entra in campo: un browser firmato ChatGPT Anche OpenAI, la casa madre di ChatGPT, sta sviluppando il proprio browser AI. L’idea alla base è semplice e potente: se un assistente come ChatGPT è già in grado di rispondere a quasi tutto, perché dovremmo passare da un motore di ricerca? Il progetto di OpenAI dovrebbe essere un browser capace di offrire un’interazione conversazionale fluida, supportata da comandi vocali e da una “memoria” in grado di ricordare il contesto delle ricerche precedenti. Non è solo una questione di funzionalità: OpenAI punta a rendere la navigazione un’esperienza più fluida, quasi invisibile. Tanto che alcune voci suggeriscono piani ben più ambiziosi, come l’interesse (in caso di spin-off forzato) per acquisire direttamente Chrome, il browser di Google. Apple, Brave e altri si muovono (senza fare troppo rumore) Nel frattempo, anche altri attori si stanno preparando alla rivoluzione. Apple sta lavorando per integrare capacità AI dentro Safari, con l’obiettivo di migliorare la ricerca e l’interazione col web. Brave, da sempre attento alla privacy, sta testando strumenti intelligenti per aiutare l’utente a trovare più velocemente ciò che cerca, senza essere tracciato a ogni passo. C’è anche chi prova a reimmaginare tutto da zero, come The Browser Company, che lavora su esperienze utente radicalmente nuove. È chiaro che nessuno vuole restare indietro in questa corsa. E Google? Il suo impero è davvero in pericolo? Google regna incontrastato nel mondo dei browser e delle ricerche online, con numeri che parlano da soli: oltre il 90% delle ricerche mondiali passa dai suoi server, e Chrome è il browser predefinito per milioni di persone. Ma cosa succede se l’AI riesce a tagliare fuori la fase “cerca su Google”? Se i nuovi browser offrono già una risposta — ben formulata, aggiornata e citata — a che serve una pagina con dieci link blu? Per Google potrebbe essere un colpo durissimo, soprattutto perché il suo business si basa in gran parte sugli annunci pubblicitari. Meno ricerche, meno clic, meno entrate. A peggiorare la situazione, ci sono anche le indagini antitrust che minacciano di spezzare il legame tra Google, Chrome e Android. Per la prima volta da anni, la posizione dominante di Big G vacilla. Un web che parla con noi (e ci ascolta) Il cambiamento non è solo tecnico. È culturale. Siamo abituati a pensare al browser come a uno strumento passivo. I browser AI lo trasformano in un partner attivo, che ci aiuta, anticipa le nostre intenzioni, seleziona ciò che conta davvero. È un’idea potente, ma anche carica di implicazioni: chi decide quali informazioni ci vengono mostrate? Cosa succede alla pluralità delle fonti? E dove vanno a finire i nostri dati? Le domande sono molte, ma la direzione è chiara: stiamo per entrare in una nuova era del web. Una navigazione più intelligente, più personalizzata, forse più efficiente. Ma anche più concentrata in poche mani. Sta a noi, come utenti, restare curiosi e critici. Perché se il browser diventa la nostra nuova “voce nel web”, allora scegliere bene chi ci parla — e chi ascolta — non è mai stato così importante.
Oggi nel nostro blog tratteremo delle origini della parola ABRACADABRA, un argomento che potrebbe sembrare fuori contesto rispetto ai nostri articoli incentrati sul business, servizi marketing e retail & intelligenza artificiale, ma ricordatevi sempre che nulla è lasciato al caso in LFM. Ma prima di svelarvi l'arcano vi portiamo in un viaggio affascinante e curioso. La parola abracadabra, infatti, è oggi sinonimo di magia, illusionismo e incantesimi da palcoscenico, ma le sue radici affondano in un terreno ben più antico e complesso, in bilico tra medicina, religione, superstizione e ritualità esoterica. Per comprendere davvero l'importanza storica di questo termine, è necessario fare un viaggio indietro nel tempo, all'epoca dell'Impero Romano, quando la parola aveva tutt'altro che una connotazione da spettacolo. La testimonianza di Quinto Sereno Sammonico Il primo utilizzo documentato della parola “abracadabra” appare nel II secolo d.C., grazie a Quinto Sereno Sammonico, un erudito e medico romano autore dell'opera Liber Medicinalis (detto anche De medicina praecepta saluberrima), una raccolta di consigli e rimedi terapeutici in versi. Sammonico era una figura di spicco nel suo tempo: fu precettore dell’imperatore Caracalla e medico di corte, oltre che filologo e conoscitore della tradizione magico-religiosa romana. Nel suo trattato, consigliava l’uso di un amuletum, ovvero un talismano, su cui scrivere la parola “abracadabra” in forma decrescente, fino a farla svanire. Questo era ritenuto un rimedio efficace contro la febbre e le malattie debilitanti, in particolare le febbri cosiddette semiterzane, molto diffuse nell'antichità. Ecco l’esempio testuale che troviamo nel Liber Medicinalis: inscribis chartae quod dicitur Abracadabra semper demptae littera sumatur usque dum totum compleat angustum… Tradotto: Scrivi su una pergamena la parola Abracadabra, sottrai a ogni riga una lettera, fino a che non resta nulla. Questa progressiva “sparizione” delle lettere non aveva solo valore simbolico: era ritenuta una forma di esorcismo visivo, capace di allontanare il male, dissolvendo la parola e con essa la malattia. Funzione apotropaica e rituale dell’amuleto La configurazione a triangolo invertito della parola, con la riga che perde una lettera per volta, era parte integrante del rito. Il paziente doveva indossare l’amuleto intorno al collo per nove giorni, e al termine del periodo, la pergamena o il talismano andava gettato in un corso d’acqua che scorresse verso ovest — direzione simbolica legata alla discesa del sole e quindi alla scomparsa del male. Il principio alla base era quello della simpatia magica, secondo cui la forma e il gesto influenzano la realtà. Dissolvere la parola significava dissolvere la malattia. L’amuleto era solitamente scritto su pergamena, ma esistono anche testimonianze di incisioni su metallo, avorio, o pietra, a dimostrazione della larga diffusione e della persistenza del rito. Alcuni di questi oggetti sono oggi conservati in musei di storia antica e archeologia medica. Contesto culturale e sincretismo religioso Il periodo in cui compare “abracadabra” è cruciale: l’Impero Romano del II-III secolo d.C. era un crocevia di religioni, culture e pratiche esoteriche. Accanto alla religione romana ufficiale convivevano culti orientali, come quello di Mitra, influenze egizie, dottrine gnostiche, tradizioni ebraiche e pratiche magiche di ogni sorta. In questo contesto, la parola abracadabra si inserisce perfettamente come formula magica sincretica, che poteva attingere a diverse fonti spirituali. Alcuni studiosi hanno ipotizzato che il termine abbia origini: Gnostiche, collegate alla parola Abrasax (o Abraxas), nome attribuito a un’entità divina che rappresentava il potere supremo, spesso inciso su gemme magiche e amuleti. Abraxas, nella numerologia greca, ha un valore numerico di 365 — tanti quanti i giorni dell’anno, altro segno di potere cosmico. Ebraiche e Aramaiche, dove potrebbe derivare da “Avrah KeDabra”, ossia “Io creo mentre parlo”, collegando il potere del linguaggio alla creazione della realtà, un principio molto forte anche nella Cabala e nella mistica ebraica. Queste diverse origini non si escludono a vicenda, ma si sovrappongono in un contesto culturale permeabile, dove medicina, magia e religione non erano compartimenti stagni, bensì si contaminavano continuamente. Diffusione nel Medioevo e nel Rinascimento L’uso della parola abracadabra non si fermò con l’Impero Romano. Durante il Medioevo, la pratica di indossare amuleti con la scritta magica continuò, soprattutto nei momenti di crisi, come durante le epidemie di peste o carestia. Il termine era incluso in grimori (libri di magia), manuali di medicina popolare e preghiere apotropaiche. Nel Rinascimento, con la riscoperta del pensiero antico e delle scienze esoteriche, “abracadabra” tornò alla ribalta nei testi di alchimia, astrologia e magia naturale. Autori come Cornelio Agrippa o Paracelso, pur non citandola sempre direttamente, contribuirono a tenere vivo l’interesse per le formule antiche e le loro presunte proprietà taumaturgiche. Abracadabra oggi... Nel corso dei secoli, abracadabra ha perso la sua funzione apotropaica (ossia di protezione contro il male) ed è stata adottata dai prestigiatori per dare un tocco di mistero alle loro esibizioni. Dai circhi del XIX secolo fino agli spettacoli di magia contemporanei, la parola è diventata un segnale di sorpresa, un invito al pubblico a prepararsi a vedere l'impossibile. Cinema, letteratura e musica hanno fatto largo uso di abracadabra, contribuendo a consolidarne il valore simbolico. Un esempio famoso è la canzone Abracadabra dei Steve Miller Band (1982), che ha reso la parola una metafora dell’attrazione e dell’illusione amorosa e per citare un altro esempio recente è la canzone firmata Lady Gaga che ha debuttato proprio quest'anno. E sull'onda del revival di questa parola, LFM ha deciso di nominare il proprio party estivo appunto ABRACADABRA. Non vi resta che rimanere sintonizzati per scoprire che cosa bolle in pentola!
Nel mondo dell’organizzazione eventi, ciò che fa davvero la differenza è la capacità di anticipare i bisogni del cliente, curare ogni dettaglio e offrire esperienze personalizzate che trasformano un semplice appuntamento in un momento indimenticabile. In questo, LFM è un partner strategico a 360°. Dalla gestione logistica internazionale alle VIP Experience, fino alla presenza sul campo con personale qualificato, LFM si distingue per affidabilità, competenza e un approccio sartoriale in ogni progetto. Scopriamo insieme tutti i servizi che rendono questa realtà un punto di riferimento per i brand più esigenti. 1. Media Trip e VIP Experience: il viaggio inizia con l’emozione giusta Che si tratti di un lancio prodotto, di una fiera internazionale o di una conferenza stampa, LFM progetta e realizza Media Trip su misura per giornalisti, influencer, stakeholder e ospiti speciali. Ogni viaggio è un’occasione di narrazione: dall’accoglienza in aeroporto fino all’esperienza esclusiva in location d’eccezione, tutto è pensato per valorizzare il brand e creare un impatto emozionale forte e duraturo. Non semplici eventi, ma esperienze immersive, pensate per far vivere il prodotto o servizio in modo autentico, memorabile e condivisibile. 2. Servizi di pick-up e transfer in tutto il mondo “Dove vuoi, quando vuoi”: LFM è presente ovunque grazie a una rete di collaboratori e fornitori selezionati in tutto il mondo. Organizziamo servizi di pick-up e transfer per ospiti, delegazioni e team aziendali, con personale qualificato presente on site per garantire assistenza, puntualità e comfort. Ogni spostamento viene gestito con massima precisione e flessibilità, tenendo conto delle esigenze logistiche, dei tempi e della sicurezza. 3. Display personalizzati: esporre è raccontare LFM si occupa anche della creazione di display su misura per la presentazione di prodotti e servizi, perfettamente integrati nello storytelling dell’evento. Dalla scelta dei materiali alla progettazione del layout, ogni elemento è curato per esaltare l'identità del brand e offrire un’interazione coerente e coinvolgente con il pubblico. Un display efficace non espone soltanto: racconta, affascina e connette. 4. Servizio concierge on site: l’eccellenza nella cura del dettaglio Durante ogni evento, LFM garantisce la presenza di personale dedicato, pronto ad assistere ospiti e delegati in ogni fase della loro esperienza. Il nostro servizio di concierge on site è attivo h24 e rappresenta un vero punto di riferimento operativo e umano: dalla risoluzione di problemi pratici al supporto personalizzato, siamo presenti in ogni momento per garantire fluidità, comfort e sicurezza. Questa presenza costante fa sì che ogni ospite si senta seguito, valorizzato e al centro dell’esperienza. 5. Una squadra, una visione, un solo obiettivo: il successo del tuo evento Ciò che rende LFM diversa non è solo la varietà dei servizi offerti, ma il modo in cui vengono erogati: con cura, passione e attenzione sartoriale. Collaboriamo fianco a fianco con aziende, agenzie e brand internazionali per realizzare eventi, lancio prodotto e tour esperienziali che parlano la lingua della qualità e dell'efficienza. Ogni progetto è unico. Ogni esperienza è costruita su misura. Perché per noi, ogni cliente è speciale — e ogni evento è una nuova opportunità di stupire. Contattaci per scoprire tutti i nostri servizi Vuoi organizzare un evento con un team che ti accompagna in ogni fase, ovunque nel mondo? Affidati a LFM. Esperienza, affidabilità e passione al servizio del tuo brand. Contattaci oggi stesso per scoprire come possiamo rendere il tuo prossimo evento qualcosa di davvero straordinario.
C'è un nuovo protagonista nella comunicazione digitale. Non dorme mai, non sbaglia tono, non ha crisi d’identità, eppure parla, si muove e incarna alla perfezione i valori di un brand. Si chiama Ambassador AI, ed è molto più di una moda tech passeggera: è una figura strategica destinata a cambiare per sempre il modo in cui le aziende dialogano con il proprio pubblico. Negli ultimi anni abbiamo assistito alla nascita di avatar digitali sempre più realistici. E anche se oggi siamo ancora lontani da una perfetta simulazione della presenza umana, le tecnologie di generazione automatica stanno evolvendo a ritmi impressionanti. Lip sync sempre più accurati, movimenti facciali naturali, gestualità credibili: tutto ciò che un tempo richiedeva giorni di lavoro e post-produzione ora può essere generato con un click. Una rivoluzione che segna un netto distacco rispetto ai processi lenti e artigianali che, nel 2016, avevano dato vita alla prima vera influencer virtuale: Lil Miquela. Lil Miquela: la pioniera dell’influenza digitale, prima ancora dell’AI Quando Lil Miquela è apparsa su Instagram nel 2016, ha scosso il mondo dei social media con il suo mix di realismo e artificio. Giovane, stilosa, socialmente impegnata, sembrava una ragazza in carne e ossa. Ma osservandola da vicino, qualcosa nel suo volto lasciava intuire che non fosse reale. E in effetti non lo era. Miquela era (ed è) un personaggio virtuale, creato dal collettivo creativo Brud, una startup di Los Angeles specializzata in storytelling e tecnologia. Il suo successo, però, non derivava da un’intelligenza artificiale: ogni contenuto era pensato, scritto e pubblicato da un team umano. Le immagini venivano prodotte tramite software 3D e fotoritocco, la voce era doppiata da attori reali, i testi curati come una vera sceneggiatura. Miquela non era altro che una finzione orchestrata con straordinaria coerenza narrativa. Ma tanto bastava per convincere milioni di follower, conquistare le copertine di riviste, firmare contratti con brand come Prada, Calvin Klein e Samsung. Nonostante fosse priva di intelligenza propria, Lil Miquela ha aperto un varco culturale: ha dimostrato che anche una presenza digitale costruita a tavolino può essere percepita come autentica, se sostenuta da una narrazione solida. È stata il primo esperimento riuscito di “umanizzazione digitale”, aprendo la strada a numerosi altri progetti – da Shudu a Imma, da Bermuda a Aitana – ognuno con una diversa forma di realismo e coinvolgimento. Questa assenza di AI non toglie nulla alla sua portata storica. Al contrario: Miquela ha dimostrato per prima che un personaggio virtuale può essere percepito come “reale”, seguito, amato, criticato, imitato. È stata il prototipo culturale su cui si sono costruiti decine di altri progetti nel mondo, da Shudu Gram a Imma, da Bermuda a Blawko. Ma ha anche messo in luce i limiti di un’influenza digitale non interattiva: ogni sua parola era filtrata da esseri umani, ogni reazione studiata a tavolino. Shudu Gram modella AI Dall’illusione alla conversazione: l’era dell’AI generativa Oggi, però, la situazione è cambiata radicalmente. I nuovi ambassador AI non sono più marionette digitali controllate a distanza, ma entità semi-autonome in grado di parlare, reagire e apprendere. Grazie a modelli linguistici avanzati come ChatGPT, questi avatar possono dialogare in tempo reale, adattare il tono a seconda del contesto e persino gestire interazioni complesse. Con software come Synthesia, D-ID o Inworld AI, è possibile creare personaggi virtuali che animano video, webinar o eventi con voce e mimica credibili. La sintesi vocale generativa (come quella offerta da ElevenLabs o Murf.ai) consente inoltre di personalizzare ogni ambassador, rendendolo unico nel suono e nello stile. In questo nuovo scenario, il salto non è solo tecnologico: è concettuale. Se Lil Miquela era una creatura “pre-scriptata”, oggi gli ambassador AI sono interlocutori digitali capaci di evolvere nel tempo e diventare parte attiva nella comunicazione di un brand. Non si limitano a rappresentarlo: lo personificano. Una voce italiana in un mercato globale ’Italia si affaccia all’era degli avatar In Italia, il fenomeno è ancora agli inizi ma cresce rapidamente. Tra le prime a emergere c’è Francesca Giubelli, la prima influencer AI italiana, nata nel 2024. Il suo look elegante e mediterraneo – ispirato a icone come Monica Bellucci e Sofia Loren – è stato pensato per incarnare il fascino del Made in Italy. Francesca promuove viaggi, prodotti, cultura e turismo, partecipando anche a eventi reali. Secondo quanto annunciato, potrebbe persino candidarsi a sindaco di Roma nel 2027: una provocazione? Forse. Ma anche un segnale di quanto rapidamente stia cambiando il confine tra rappresentazione e realtà. Un altro esempio significativo è Zoe De Biasi, ambassador AI del brand McFIT Italia. Presentata nel marzo 2025, Zoe è una figura creata per ispirare la community fitness con contenuti motivazionali, video workout e rubriche dedicate al benessere. Nata digitalmente a Torino e “simulata” come studentessa di Scienze Motorie, Zoe è una presenza costante e ottimista, pensata per affiancare (e non sostituire) i volti reali delle palestre McFIT. La sua accoglienza da parte del pubblico è stata vivace e divisa. Da un lato, molti hanno accolto con curiosità e simpatia la novità, sottolineando come Zoe rappresenti coerenza e costanza – almeno lei non salta la palestra, ha commentato qualcuno ironicamente. Dall’altro, non sono mancate critiche sul piano dell’autenticità: può davvero ispirare chi non fatica davvero? Il brand ha chiarito la sua posizione: Zoe non è un’alternativa ai trainer o agli ambassador umani, ma un’estensione della comunicazione, un volto che può accompagnare e motivare in modo nuovo e coinvolgente. Ci aspetta una nuova frontiera tra umano e artificiale La nascita degli ambassador AI segna l’inizio di una nuova era della comunicazione: un'epoca in cui volti sintetici ma credibili possono dialogare con le persone, raccontare storie e rappresentare valori. Non si tratta di sostituire gli esseri umani, ma di potenziare l’esperienza di marca con strumenti nuovi, sempre disponibili, perfettamente coerenti e altamente personalizzabili. Se Lil Miquela ha inaugurato la stagione degli avatar, figure come Zoe e Francesca ci dimostrano che l’Italia è pronta a sperimentare un nuovo modo di comunicare, dove creatività e tecnologia si incontrano per dare vita a personalità digitali che non dormono, non sbagliano tono, e – soprattutto – parlano a nome dei brand in un linguaggio che evolve con il pubblico. E forse, per la prima volta, anche con sé stesse.
Era Il 17 giugno 2024 quando al prestigioso Cannes Lions International Festival of Creativity, veniva proiettato uno spot destinato a fare storia. Toys“R”Us, storico marchio di giocattoli presentava infatti The Origin of Toys“R”Us, il primo spot pubblicitario mai realizzato quasi interamente con un’intelligenza artificiale generativa: Sora, sviluppata da OpenAI. E da allora è passato quasi un anno e quel “esperimento” si è rivelato una svolta epocale: l’AI generativa non è più una promessa, ma una realtà sempre più integrata nella produzione creativa, pubblicitaria e mediatica. Uno spot di 66 secondi sull'infanzia del fondatore Lo spot, della durata di 66 secondi, racconta l’infanzia di Charles Lazarus, fondatore di Toys“R”Us, ambientata negli anni ’30. Il giovane Charles lavora in un negozio di biciclette. Dopo essersi addormentato nel retrobottega, sogna un mondo fantastico popolato da giocattoli e dalla celebre mascotte Geoffrey la Giraffa. Inizia così, in forma poetica e visivamente cinematografica, la storia onirica del marchio. Una curiosità? La mascotte Geoffrey, oggi uno dei simboli globali di Toys“R”Us, compare nel sogno come guida spirituale del piccolo Charles. È un elemento aggiunto dallo storytelling generato con prompt AI. Sora di OpenAI: come funziona davvero Sora è un’AI generativa text-to-video, annunciata da OpenAI nel febbraio 2024. È in grado di creare video realistici fino a 60 secondi partendo da una descrizione testuale dettagliata, simulando movimento, luce, transizioni e ambienti in modo coerente. Ai tempi della pubblicazione non era disponibile al pubblico e Toys“R”Us aveva avuto accesso al tool grazie a una partnership sperimentale, rendendo questo spot uno dei primissimi progetti commerciali realizzati con Sora al mondo. L'agenzia creativa Native Foreign, basata a Los Angeles, ha affiancato il team di Toys“R”Us Studios durante l'intero processo. Il risultato finale è stato ottenuto con centinaia di prompt iterativi, affinati per rendere lo stile coerente, l'atmosfera vintage e l’animazione fluida. Secondo fonti interne, l’80-85% del contenuto visivo è stato generato dall’AI, mentre il restante 15-20% è stato rifinito da videomaker, sound designer e colorist umani. Curiosità e retroscena Il video è stato montato e finalizzato in meno di 6 settimane, un tempo record per uno spot cinematografico. Il team ha usato prompt come: “A dreamy 1930s bicycle shop with warm lighting, seen through the eyes of a curious child”. La giraffa Geoffrey è stata creato interamente da AI – non esiste un modello 3D importato. Non è stato girato alcun frame reale: tutto è frutto di generazione video AI + montaggio. l video ha ottenuto oltre 5 milioni di visualizzazioni nelle prime 48 ore dalla pubblicazione sui social del brand. Cosa è successo dopo? L’AI generativa ha accelerato Dal lancio dello spot a oggi è passato quasi un anno, l’evoluzione dell’intelligenza artificiale generativa ha fatto passi da gigante. Ecco alcuni insight chiave: 1. Da Sora in anteprima a Sora per tutti A quell’epoca, Sora era ancora in accesso limitato a partner selezionati. Ma tutto è cambiato a partire dal 9 dicembre 2024, quando OpenAI ha reso Sora disponibile al pubblico per gli abbonati a ChatGPT Plus e ChatGPT Pro. ✨ Oggi, Sora ti permette di: Generare video da 5 a 20 secondi in vari formati (verticale, orizzontale, quadrato) Esportare in risoluzione fino a 1080p (solo utenti Pro) Usare prompt dettagliati per gestire stile visivo, atmosfera, movimenti di camera Creare contenuti in più lingue, compreso l’italiano L'apertura globale, inclusa l’Italia (dal 28 febbraio 2025), ha segnato una svolta: l’intelligenza artificiale video è passata dall'élite alla massa, con creator, marketer e brand che ora possono produrre video professionali con un tool AI e una buona idea. Per gli utenti italiani, Sora è disponibile per gli abbonati ChatGPT Plus (20 dollari al mese) e Pro (200 dollari al mese). La durata massima dei video è di 20 secondi, con opzioni personalizzabili di 5, 10, 15 o 20 secondi. Le risoluzioni supportate variano da 480p a 1080p, quest’ultima disponibile solo per gli abbonati Pro. Sora supporta diversi formati, tra cui widescreen (16:9), verticale (9:16) e quadrato (1:1), rendendolo versatile per varie piattaforme e utilizzi . Questa apertura ha segnato un punto di svolta nell'utilizzo dell'AI generativa nel campo della produzione video, rendendo strumenti avanzati accessibili a un pubblico più ampio e stimolando ulteriormente l'innovazione nel settore. 2. Strumenti concorrenti sono emersi rapidamente Runway, Pika Labs, Luma AI e altre piattaforme hanno ampliato il loro raggio d’azione. I video generati oggi: Supportano input audio e voice-over dinamici Includono editing in tempo reale Possono replicare motion tracking e transizioni cinematografiche 3. Le grandi agenzie stanno formando reparti AI interni WPP, Publicis, e Omnicom hanno avviato AI creative labs. Alcune campagne del 2025 sono state pensate end-to-end con AI generativa per animatics, previsualizzazione e perfino storyboard e copy testing. 4. Cambia la cultura del brief creativo Il prompt engineering sta diventando una skill richiesta nei team marketing. Un brief tradizionale ora può includere: “Genera una scena notturna stile Blade Runner con pioggia, luci al neon e una bambina che guarda fuori da un treno”. Dallo spot Toys“R”Us alla disponibilità globale di Sora e di tanti altri strumenti, il passo è stato breve, anzi brevissimo ma rivoluzionario. Ora l’AI non è più un supporto tecnico: è una co-autrice. E il futuro dell’advertising si scrive — anzi, si prompta — proprio da qui.