Martedì 9 settembre 2025, l’Ex Macello di Milano si è acceso di luci, musica ed emozioni per ospitare X Factor – The Party, l’evento che ha inaugurato ufficialmente la nuova stagione del talent più amato d’Italia. Fin dal tardo pomeriggio, la location si è riempita di energia: file di ragazzi e famiglie in attesa, gadget colorati, musica che già si diffondeva nell’aria. Dentro, un’atmosfera elettrica fatta di attese, sorrisi e voglia di vivere una serata speciale. Sul palco si sono alternati protagonisti che hanno fatto esplodere il pubblico: il cast di #XF2025, l’energia di Mimì Caruso, il sound di Les Votives e la personalità di Maria Tomba. Poi il gran finale, una vera scarica di adrenalina con BigMama, l’elettronica travolgente di Nina Kraviz. È stata una festa di musica e connessioni, un anticipo della stagione che prenderà vita su Sky e NOW, ma soprattutto una notte che Milano non dimenticherà. MediaWorld & X Factor: una sinergia tra tecnologia e talento La collaborazione tra MediaWorld e X Factor 2025 non limita alla tradizionale sponsorizzazione: è nata da una visione condivisa, quella di fondere tecnologia e creatività in un’esperienza autentica. Come Official Partner, MediaWorld ha orchestrato una strategia omnicanale — orchestrata con Sky Brand Solutions e Fremantle — che ha portato brand awareness e coinvolgimento sia nei 144 punti vendita che online. Il cuore dell’iniziativa? I marchi proprietari KOENIC (grandi e piccoli elettrodomestici) e PEAQ (TV, tablet, audio), con un particolare focus sulla linea audio PEAQ by Robbie Williams, presentata lo scorso 31 marzo . Questi prodotti sono stati integrati con naturalezza negli spazi “di vita” dei concorrenti — loft e lounge — culminando in speciali unboxing live e momenti di grande impatto emotivo che vedremo nel corso delle puntate. Ma l’esperienza è ancora tutta da vivere: a partire dal 23 ottobre, i concorrenti eliminati verranno accolti nei MediaWorld Studios (Tech Village, Milano Certosa) per raccontare il loro percorso proprio nel cuore della tecnologia e della musica, grazie alla conduzione di Bryan Box. Le interviste, diffuse sui canali social del brand, aiuteranno a prolungare nel tempo il legame tra il pubblico, i concorrenti e lo storytelling del brand. «La decisione di diventare Official Partner di X Factor 2025 va ben oltre una semplice sponsorizzazione, è una scelta strategica che si basa su una condivisione di valori e sulla comune volontà di offrire strumenti e opportunità per esprimere al meglio il proprio potenziale e il proprio talento», ha dichiarato Francesco Sodano, Marketing Director di MediaWorld. «Questa partnership rappresenta un’occasione unica per dare visibilità ai nostri marchi privati PEAQ e KOENIC, e in particolare alla gamma audio PEAQ by Robbie Williams, in un contesto di assoluta coerenza e nei confronti di un target trasversale e altamente ricettivo. Vogliamo chei nostri clienti vivano la musica e la tecnologia con la stessa passione che anima X Factor». LFM a fianco di MediaWorld official partner di X Factor in questa iniziativa A rendere tutto ancora più coinvolgente il contributo di LFM, partner operativo di MediaWorld che durante la serata presso l’ex Macello di Milano ha presidiato l’evento con un team appassionato fornendo supporto organizzativo e distribuendo gadget che hanno colorato la serata. Un impegno che ha trasformato le strategie di brand in emozioni tangibili, lasciando nei partecipanti ricordi vivi e autentici.
Settembre porta con sé un’energia diversa. Finisce l’estate, ricominciano i ritmi intensi e le agende si riempiono di nuovi obiettivi. Ma per chi lavora sul campo, settembre ha un sapore ancora più acceso: è il momento della Battle of the Brands, la sfida che mette i brand l’uno contro l’altro... e i nostri team alla prova più stimolante della stagione. La missione è chiara, ma tutt’altro che semplice: raggiungere la più alta quota di sell-out per il proprio brand nel periodo stabilito. Un obiettivo che trasforma ogni giornata in un’occasione per distinguersi, ogni interazione con il cliente in un duello sottile tra argomenti, passione e strategia. La sfida del mese: ogni unità conta Immagina di entrare in un punto vendita e sentire l’adrenalina. Sai che ogni parola, ogni gesto, ogni consiglio dato al cliente può fare la differenza. I prodotti sono lì, sugli scaffali, pronti a brillare. Ma spetta a te renderli irresistibili, raccontarne i valori, mostrarne il vantaggio competitivo. Perché la Battle of the Brands non è solo una sfida tra marchi: è una prova di talento, empatia e visione commerciale. Obiettivo? Raggiungere la più alta quota di sell‑out per il brand assegnato nel periodo indicato. Il KPI? Nel cuore della competizione c’è un unico KPI che guida tutto: il volume di vendite rispetto alla concorrenza. Non importa quanto forte sia il brand sulla carta: conta quanto riesci a venderlo, a farlo preferire, a renderlo visibile e desiderabile. E non è una corsa solitaria. La competizione è viva tra colleghi, tra punti vendita, tra territori. C’è chi punta sulla creatività dell’esposizione, chi sull’approccio diretto al cliente, chi sul gioco di squadra. E c’è chi – mese dopo mese – sta costruendo un percorso fatto di performance solide e crescita costante. Strategie vincenti per trionfare nella Battle I più esperti lo sanno: per vincere questa sfida non basta “esserci”, bisogna fare la differenza. Alcuni dei segreti per eccellere? Conoscere a fondo il brand che si rappresenta: sapere rispondere a ogni dubbio, raccontarne l’unicità, collegarlo ai bisogni reali del cliente. Approccio proattivo in punto vendita Massimizza l’attivazione presso i clienti, mettendo in evidenza i punti di forza del brand e coinvolgendo attivamente i potenziali acquirenti. Allestire il punto vendita come un palcoscenico: visibilità, ordine, creatività. Un’esposizione curata può attirare anche lo sguardo più distratto. Promozioni e incentivi mirati Usa leve come bundle, sconti temporanei o incentivi per accelerare i volumi nelle giornate chiave. Conoscenza del mercato e della concorrenza Preparati a rispondere alle domande dei clienti conoscendo bene i vantaggi del proprio brand rispetto agli altri in concorrenza. Attività di cross‑selling Suggerisci articoli complementari o accessori per aumentare lo scontrino medio e spingere i volumi totali. Premi e riconoscimenti: la gloria ti aspetta Come ogni sfida che si rispetti, anche la Battle of the Brands ha i suoi premi. Ma più che i gadget o i riconoscimenti materiali, quello che si porta a casa chi vince è prestigio, visibilità e orgoglio. Ogni mese, come sempre, premieremo i top performer, ma sarà il risultato di fine anno – nel gran finale di dicembre – a incoronare i veri campioni. Interviste, menzioni ufficiali, premi esperienziali: chi si distingue avrà tutto il merito che gli spetta. Premio mensile: gadget esclusivi firmati LFM + punti classifica extra per i migliori performer. Gran Final (Dicembre): i vincitori dell’anno si sfidano per un premio esperienziale speciale, celebrato con interviste e menzioni honorifiche sui canali ufficiali. Che vinca il migliore dunque!
L’AI non è più un’opzione, è un imperativo Negli ultimi anni l’intelligenza artificiale è uscita dai laboratori di ricerca per entrare nel cuore delle aziende. Secondo McKinsey, il 55% delle organizzazioni ha già adottato almeno una soluzione AI nei propri processi, e Gartner prevede che entro il 2030 oltre il 70% delle mansioni aziendali sarà supportato da sistemi di intelligenza artificiale. Le aziende che sapranno sfruttare questa rivoluzione avranno un vantaggio competitivo enorme, ma il vero nodo da affrontare non è tanto la tecnologia quanto la cultura aziendale e la formazione delle persone. Per questo oggi i team building e i bootcamp formativi dedicati all’AI stanno diventando il trend più efficace per accompagnare le organizzazioni al cambiamento: uniscono formazione teorica, esercitazioni pratiche e dinamiche collaborative, permettendo ai dipendenti di vivere in prima persona il potenziale dell’AI. Team Building AI e Bootcamp AI due modi diversi per portare l'AI in azienda Quando si parla di introdurre l’intelligenza artificiale all’interno delle organizzazioni, è fondamentale comprendere che esistono diversi formati di apprendimento ed esperienza, ciascuno con obiettivi e approcci specifici. Tra i più diffusi, due formule emergono come particolarmente efficaci: da un lato i team building AI, dall’altro i più strutturati bootcamp AI. Entrambe le modalità hanno lo scopo di avvicinare i dipendenti a questa tecnologia dirompente, ma lo fanno con logiche e finalità molto diverse. Il team building AI rappresenta la porta d’ingresso più leggera e divertente all’universo dell’intelligenza artificiale. Si tratta infatti di un’attività che privilegia la dimensione esperienziale e collaborativa, con sessioni generalmente brevi, spesso della durata di mezza giornata o una giornata al massimo. L’obiettivo non è tanto quello di creare soluzioni concrete da implementare subito in azienda, quanto piuttosto stimolare curiosità, abbattere le barriere di diffidenza verso l’AI e far vivere ai dipendenti momenti di sperimentazione in chiave di intrattenimento. Attraverso giochi, esercizi pratici e sfide creative, i partecipanti hanno modo di interagire con strumenti di intelligenza artificiale generativa – ad esempio chatbot, software per la creazione di immagini o sistemi di supporto alla scrittura – e di comprenderne in modo immediato e intuitivo le potenzialità. In questo senso, il team building AI è uno strumento ideale per introdurre l’argomento a chi parte da zero, creando entusiasmo e predisponendo il terreno culturale per step successivi. È un’esperienza che mette al centro il divertimento e la scoperta collettiva, più che il raggiungimento di output di business tangibili. Di contro, il bootcamp AI ha un’impostazione completamente diversa. Si tratta di un format più impegnativo e strutturato, che richiede un investimento maggiore di tempo – tipicamente almeno due giornate – e che si configura come un vero e proprio percorso formativo legato al cambiamento aziendale. Il bootcamp prevede una prima fase didattica, durante la quale i partecipanti vengono introdotti in modo guidato al mondo dell’intelligenza artificiale: trend, tecnologie, applicazioni nei diversi settori, impatti su processi e ruoli. Questa parte teorica fornisce un linguaggio comune e una base di consapevolezza indispensabile per passare alla seconda fase, molto più operativa e pragmatica. Nelle sessioni pratiche del bootcamp, i dipendenti sono infatti chiamati a lavorare su business case reali, ovvero problemi e sfide specifiche della propria azienda. Divisi in team multidisciplinari, hanno la possibilità di sperimentare l’utilizzo degli strumenti di AI non in astratto, ma calandoli direttamente nelle dinamiche quotidiane del loro lavoro. L’approccio è orientato al business: si ragiona su come migliorare processi, ottimizzare attività ripetitive, creare nuove soluzioni per i clienti o innovare prodotti e servizi. Questo porta i team a sviluppare dei prototipi concreti con il supporto dell’intelligenza artificiale, che vengono poi presentati e valutati. In molti casi, i concept più promettenti possono successivamente trasformarsi in progetti pilota e, in prospettiva, essere implementati stabilmente all’interno dell’organizzazione. La differenza sostanziale, quindi, sta nel livello di profondità e nell’obiettivo finale: mentre il team building AI è pensato come un primo contatto “soft”, che punta a creare familiarità e ad abbattere timori attraverso esperienze piacevoli e coinvolgenti, il bootcamp AI è un vero e proprio strumento di change management e innovazione. Quest’ultimo, infatti, aiuta l’azienda a fare un salto concreto verso l’adozione della tecnologia, costruendo competenze pratiche e generando idee ad alto impatto. Non a caso, il bootcamp è particolarmente indicato per aziende che desiderano non solo sensibilizzare i dipendenti, ma anche trasformare la cultura organizzativa e stimolare la nascita di progetti realmente applicabili. In sintesi, il team building AI può essere paragonato a un laboratorio creativo che accende curiosità e spirito di squadra, mentre il bootcamp AI si configura come un percorso formativo strategico, capace di allineare i dipendenti sugli obiettivi aziendali e di fornire strumenti concreti per integrare l’intelligenza artificiale nei processi quotidiani. Le due formule non sono in competizione, ma complementari: spesso il team building rappresenta il primo passo per avvicinare tutti i collaboratori al tema, mentre il bootcamp diventa il momento chiave per trasformare quell’entusiasmo iniziale in progetti e risultati reali. Grazie ai nostri partner in AI, e ad una rete di professori specializzati in intelligenza artificiale, LFM è in grado di offrire entrambe le tipologie di servizio, proponendosi come partner affidabile per ogni azienda che vuole guidare il cambiamento. Se ti abbiamo incuriosito scrivici a info@lfmspa.it.
Nel panorama della trasformazione digitale, gli avatar interattivi stanno emergendo come strumenti strategici per migliorare la customer experience, il training, ottimizzare i flussi aziendali e creare una relazione più autentica tra brand e persone. Dall’assistenza clienti alla formazione interna, passando per il marketing e il retail, questi assistenti virtuali intelligenti stanno già cambiando il modo in cui lavoriamo e interagiamo. Ma procediamo a step. Cosa sono gli avatar interattivi? Un avatar interattivo è un assistente virtuale basato su tecnologie di intelligenza artificiale conversazionale, capace di dialogare in tempo reale, riconoscere il linguaggio naturale, rispondere a domande e svolgere compiti specifici. Può essere visualizzato su: Totem digitali o chioschi interattivi Siti web e app mobile Piattaforme di e-learning Ambienti in realtà aumentata o virtuale Grazie all’evoluzione dell’AI generativa, questi avatar sono sempre più realistici, naturali e capaci di personalizzare l’interazione. Ad oggi gli esempi di applicazioni non sono ancora molti e spesso si parla di avatar interattivi in maniera impropria, anche quando nel dietro le quinte non c'è l'intelligenza artificiale. Facciamo dunque chiarezza con degli esempi dal mondo per capire meglio. Avatar 'Newme' e LAO di Lawson nei convenience store giapponesi - interattivi si.. ma human based e non ai based Di fronte alla crescente difficoltà nel reperire personale per i suoi minimarket aperti 24 ore su 24, la catena giapponese Lawson ha scelto di puntare sugli avatar digitali per garantire l’assistenza ai clienti, anche durante le ore notturne. Un sistema di avatar interattivi basati su AI? In realtà no. Il sistema prevede l’impiego di commessi remoti all’estero, che interagiscono con i clienti attraverso schermi e robot posizionati all’interno dei negozi. Il primo avatar di questo tipo è stato attivato nel gennaio 2024 ed è stato gestito da un dipendente giapponese residente in Svezia: grazie al fuso orario favorevole, l’operatore può offrire supporto in tempo reale durante le ore notturne in Giappone. Gli avatar sono attualmente presenti in 28 punti vendita, tra Tokyo, Osaka e Fukuoka, e vengono utilizzati principalmente per assistere i clienti nell’uso delle casse automatiche. Questo sistema, realizzato in collaborazione con la tech company Avita, rappresenta una soluzione concreta e scalabile alla carenza di manodopera che da anni interessa il settore dei convenience store in Giappone. Nei negozi aperti sull’isola artificiale di Yumeshima, i clienti hanno potuto interagire con questi assistenti digitali proprio come farebbero con un commesso in carne e ossa, ma con la flessibilità di una presenza remota e operativa h24. Una visione concreta e futuristica di come gli avatar interattivi possano trasformare il retail e rispondere alla crescente sfida della carenza di personale. Un potenziale next step? Avere dall'altra parte un avatar non umano, e l'intelligenza artificiale conversazionale. Quanto quindi sono lontani gli avatar conversazionali potenziati da AI e non da umani? In realtà sono molto più vicini di quanto pensiamo, non sono una tecnologia futuribile ma strumenti già efficaci per migliorare l'esperienza. Stanno iniziando infatti ad emergere alcuni casi di avatar conversazionali potenziati da AI, e le maggiori applicazioni ad oggi sono nel mondo del marketing e dell'online shopping anche se ancora poche al momento in cui scriviamo l'articolo. Vediamo insieme degli esempi. True classic e l'avatar che da consigli di shopping In un mondo dove la personalizzazione è tutto, alcune aziende hanno iniziato a usare avatar AI conversazionali in fase pilota, per trasformare i processi di vendita e comunicazione. Un esempio concreto arriva da getitAI, che ha realizzato per il brand True Classic un assistente virtuale animato che è in fase pilota. L’avatar parla con l’utente in tempo reale, suggerisce prodotti su misura e supporta la scelta del cliente con naturalezza e fluidità. Al momento nel sito non è ancora visibile, ma è possibile vedere una demo a questo link. Avatar per l'immagine d'azienda integrato nel sito web Un'applicazione interessante degli avatar conversazionali è quella legata alla corporate identity, volta quindi a dare all'utente un'immagine della propria azienda o comunque una panoramica. Un esempio è Boldstuff azienda specializzata in AI, che utilizza l'avatar conversazionale per presentare la propria azienda direttamente sul proprio sito, dando quindi la possibilità all'utente di conversare senza necessariamente dover navigare nello scheletro del sito e fornendo quindi già dal proprio sito un'immagine innovativa. Uno degli aspetti interessanti è la capacità dell'avatar conversazionale di parlare diverse lingue, e quindi di interagire con persone da tutto il mondo. Vediamo meglio come funziona: 1. ICONA AVATAR INTEGRATA NEL SITO: sul sito è presente un'icona che invita l'utente a chattare. 2. CTA A CHATTARE: E' presente un pulsante sull'avatar che invita l'utente alla conversazione. Una volta schiacchiato chat now è possibile scegliere la lingua in cui si vuole avviare la conversazione. 3. INTRODUZIONE ALL'AZIENDA E INIZIO INTERAZIONE VERBALE O SCRITTA: Una volta selezionata, l'avatar ti accoglie con un'introduzione dell'azienda e ti da la possibilità di interagire in due modalità o via chat o via microfono, dando quindi all'utente diverse opzioni di interazione. Siamo di fronte ai primi casi di avatar conversazionali con un volto e con una capacità di parlare più lingue e le applicazioni potenziali offline (non solo nel mondo retail) possono essere molteplici. Ma non solo, immaginate di poter fornire formazione al vostro personale in azienda con il supporto di un avatar conversazionale che accompagna i vostri nel processo di apprendimento. Futuro lontano? No ormai realtà e LFM spa è già al lavoro con i propri partner per fornire soluzioni innovative già oggi sul fronte degli avatar conversazionali con applicazioni lato formazione, sito e offline. Che aspettate dunque? Scriveteci a info@lfmspa.it
C’è un momento, ogni tanto, in cui il lavoro smette di essere routine e torna ad essere ispirazione. È quello che è successo in Puglia, tra il 30 luglio e il 1° agosto 2025, durante il LFM Summer Camp: tre giorni sospesi tra realtà e visione, dove tutta la famiglia LFM si è ritrovata per costruire qualcosa di più grande. Insieme. Arrivi, Sorrisi e Progetti Il pomeriggio del 30 luglio, tra valigie e badge al collo, ci siamo incontrati per il primo appuntamento: il Project Meeting. Era il momento di fare il punto, ma anche di guardare avanti. In una sala piena di volti noti e nuovi, si è parlato di progetti, obiettivi e sogni condivisi. La serata ci ha regalato un assaggio autentico del territorio con una cena locale, tra risate, piatti tipici e quella sensazione di ritrovarsi parte di qualcosa che va oltre il lavoro. Laboratori, Idee e Magia Chic Il 31 luglio è stato il cuore pulsante del camp. Si è aperto con l’Official Kick-off Meeting e poi, dopo una pausa pranzo ristoratrice, siamo entrati nel vivo con il laboratorio “Say it. Be it.”. Un pomeriggio intenso, tra parole che diventano identità e workshop che accendono la creatività. Ognuno ha portato un pezzo di sé, e alla fine, il puzzle era completo: il ritratto di un team che ha voglia di crescere e reinventarsi. E poi… la sera. Il cielo pugliese come cornice, musica che vibra nell’aria, outfit “Witchy Black Chic” e sorrisi illuminati dalle luci del party Abracadabra. Non è stata solo una festa: è stata un rito collettivo, un inno alla connessione e allo spirito LFM. Silenzi, Mare e Connessioni Vere Il 1° agosto ci ha accolti con calma e libertà. Tempo libero, tra costume da bagno e asciugamano firmato LFM, ci siamo lasciati cullare dal mare, dal sole e dalle chiacchiere lente. È stato il momento perfetto per far sedimentare le emozioni dei giorni precedenti, per lasciar emergere nuove idee… o semplicemente per respirare, con la consapevolezza di essere parte di un gruppo forte, vero, vivo. E Ora? Abbiamo iniziato questo viaggio con una domanda: chi vogliamo diventare? Ora sappiamo che la risposta non sta in un ruolo o in un titolo. Sta in quello che costruiamo insieme, giorno dopo giorno. Sta in momenti come questi, dove si riscopre il valore della condivisione, del gioco di squadra, dell’umanità. E come ogni magia che si rispetti, anche questa non finisce qui. Ci siamo detti: “Say it. Be it.” Lo abbiamo fatto. E ora siamo pronti a scrivere il prossimo capitolo. #Abracadabra #SayItBeIt #LFMSummerCamp2025
Le sfide non si fermano, nemmeno in estate. Dopo aver affrontato diverse challenge, siamo pronti a tuffarci in una nuova missione firmata Staff Game. Questa volta si cambia campo da gioco, ma non obiettivo: esaltare il potenziale del retail attraverso sfide vere, creative e concrete. Benvenuti nella nuova sfida di agosto: SUMMER STRATEGY. 🔹 Obiettivo? Trasformare l’estate in una stagione da record Agosto è il mese delle partenze, delle pause… ma anche delle opportunità. E allora noi lanciamo una sfida chiara: progettare una strategia creativa per massimizzare le vendite estive, adattandosi a un contesto stagionale spesso considerato “di riposo”, ma che può diventare invece un vero motore di risultati. La missione? Ideare, adattare, vincere. La Summer Strategy non è solo un piano promozionale. È la risposta intelligente a un ambiente in continuo cambiamento: meno traffico nei punti vendita, clienti distratti dal caldo, ma ancora desiderosi di scoprire novità, offerte e idee brillanti. La sfida è semplice da dire, non da realizzare: Crea una strategia estiva per il tuo punto vendita o brand che sia originale, fattibile e orientata al risultato. I KPI della sfida Summer Strategy Come sempre, misuriamo con criterio. Ecco gli elementi che faranno la differenza nella valutazione: 🔸 Originalità dell’idea La tua proposta si distingue? È inaspettata, audace, fuori dal coro ma coerente col brand? 🔸 Fattibilità operativa Può essere messa in pratica facilmente dal team in store? È sostenibile nei tempi, nei costi, nei materiali? 🔸 Risultati concreti L’obiettivo è uno: vendere di più. La tua strategia ha avuto impatto sulle vendite, sull’engagement o sull’afflusso clienti? 🔸 Adattabilità al contesto stagionale Hai sfruttato le dinamiche dell’estate – come la stagionalità dei prodotti, i flussi turistici o il bisogno di leggerezza – a tuo favore? Visibilità e premi: la tua idea può fare strada Come ogni mese, le strategie più efficaci saranno selezionate e i vincitori verranno pubblicati sui nostri canali ufficiali, premiati con riconoscimenti simbolici e accesso diretto alla finalissima annuale di dicembre. Il premio finale? Un’esperienza esclusiva LFM, da vivere lontano dal punto vendita ma con lo stesso spirito di squadra. Qualche dritta per affrontare la sfida Hai bisogno di un po’ di ispirazione? Ecco qualche spunto per partire con il giusto mindset: Analizza il contesto: cosa succede nel tuo punto vendita ad agosto? Quali comportamenti cambiano? Punta sull’emozione: l’estate è un momento in cui si cercano esperienze leggere e positive. Semplifica: il caldo e la fretta richiedono messaggi chiari e azioni immediate. Sfrutta la stagionalità: prodotti estivi, limited edition, mini-kit da viaggio, promozioni “tempo limitato”… Crea un percorso: guida il cliente con logica e ispirazione, dal primo passo in store alla decisione d’acquisto. Raccontaci la tua Summer Strategy Hai elaborato una strategia brillante? Hai testato qualcosa che ha funzionato davvero? Condividi il tuo progetto, raccontaci le motivazioni dietro le scelte, e inviaci immagini, dati e – perché no – anche il tuo dietro le quinte.
Il 23 luglio è stata una data memorabile per LFM Spa, un’azienda che da anni coniuga innovazione, dinamismo e visione strategica nel settore del marketing, eventi & retail. Ma questa volta, a essere protagoniste non sono state solo le performance aziendali, bensì un’atmosfera incantata che ha saputo sorprendere, emozionare e celebrare il cuore pulsante di LFM: le persone. Nell'iconica terrazza Mirador, allestita con un'atmosfera magica per l'occasione, si è tenuto Abracadabra Party, un evento esclusivo pensato per celebrare la magia e la velocità — due elementi che, pur provenendo da mondi apparentemente lontani, definiscono perfettamente lo spirito di LFM Spa. La serata ha coinvolto clienti, partner, collaboratori e amici dell’azienda in un’esperienza immersiva e multisensoriale, dove ogni dettaglio è stato progettato per riflettere i valori e l’identità di LFM. Un viaggio tra magia ed eccellenza Fin dall’ingresso, gli ospiti si sono trovati catapultati in un universo incantato. L’atmosfera era suggestiva: luci soffuse, decorazioni ispirate ai mondi della stregoneria e della magia, e una colonna sonora misteriosa ma avvolgente. Violisti, cantanti e ballerine hanno contribuito a creare un mood incantato. Il tema della magia, scelto per rappresentare l’energia trasformativa di LFM, è stato declinato in ogni angolo del party attraverso esperienze interattive e installazioni scenografiche. Non si è trattato solo di un evento celebrativo, ma di un vero e proprio viaggio nell’essenza di LFM Spa, dove ogni elemento rappresentava simbolicamente i tratti distintivi dell’azienda: la rapidità nelle soluzioni, la creatività nella visione, la capacità di trasformare l’ordinario in straordinario. Esperienze da favola: incantesimi, pozioni e specchi magici Il cuore pulsante dell’Abracadabra Party erano le aree esperienziali, pensate per coinvolgere e divertire ogni ospite. Lo Specchio Magico ha attirato decine di curiosi: uno specchio interattivo che ha unito tecnologia e divertimento, proprio come fa ogni giorno LFM Spa nel suo lavoro. Il Corner delle Pozioni ha riportato tutti all’infanzia, con boccette colorate, e alchimisti pronti a proporre pozioni magiche su misura. Ogni bevanda aveva un nome incantato e un significato simbolico, per far avverare i più svariati sogni. L’Area degli Incantesimi proponeva agli invitati cadeux speciali, con formule magiche differerenti a seconda dell'obiettivo da raggiungere, fortuna, business, amore e intuito. Il Photo Booth Magico è stato uno dei luoghi più gettonati dell’intera serata. Cappelli da mago, bacchette, mantelli e uno sfondo fiabesco hanno permesso a tutti gli ospiti di immortalare momenti unici, condivisibili anche sui social con l’hashtag ufficiale dell’evento: #AbracadabraLFM. Infine, il Make Up Corner ha trasformato i volti degli ospiti in veri e propri personaggi da fantasy: effetti speciali e trucchi scenici hanno reso ognuno parte integrante dell’universo magico. Un party con una visione: l’anima di LFM Spa “Abracadabra Party” non è stato solo intrattenimento. È stata un’occasione per ribadire il DNA di un’azienda come LFM Spa, capace di unire rigore e creatività, performance e passione, numeri e visioni. I co-founder Jasmine Ferraris e Giuliano Ferraris, presenti all’evento, hanno voluto ringraziare personalmente clienti e partner per la fiducia e la collaborazione continua, ribadendo l’importanza di coltivare relazioni umane anche nel business. Per Jasmine e Giuliano l’elemento magico” non è solo la capacità di vedere oltre l’ovvio, ma anche immaginare soluzioni nuove, e renderle reali con la stessa velocità con cui un incantesimo prende forma. È questa la filosofia che guida LFM Spa ogni giorno. Un successo condiviso La partecipazione entusiasta di clienti, fornitori e partner ha dimostrato ancora una volta quanto LFM non sia solo un’azienda, ma una community attiva che cresce insieme, si diverte insieme, e affronta ogni nuova sfida con spirito innovativo. I commenti raccolti a fine serata parlano chiaro: “Un evento fuori dagli schemi”, “un’esperienza unica”, “LFM sa sempre come stupire”, “una festa che ci ha fatto sentire parte di qualcosa di grande”. Parole che confermano che la magia vera è quella che si crea quando valori condivisi, visione e persone si incontrano. Il futuro è magico Dopo il successo dell’Abracadabra Party, LFM Spa guarda avanti con ancora più energia e slancio. Perché se c’è qualcosa che il party ha dimostrato, è che con la giusta alchimia tra tecnologia, velocità e passione, nulla è impossibile. E come direbbero i maghi: “L’incantesimo è appena iniziato.”
Per anni abbiamo usato internet sempre allo stesso modo: apriamo il browser, scriviamo qualcosa su Google, clicchiamo un link e... ripetiamo da capo. Ma oggi questo rituale familiare potrebbe essere rivoluzionato da una nuova generazione di browser. Sono alimentati dall’intelligenza artificiale e, se manterranno le promesse, potrebbero cambiare per sempre il nostro rapporto con la rete — e mettere in discussione il predominio di Google. Perplexity e il suo Comet: il browser che pensa al posto tuo Tra i nomi che stanno facendo più rumore c’è Perplexity, startup sostenuta da giganti come Nvidia, che ha appena presentato Comet: un browser che non si limita a mostrarci siti web, ma li capisce, li riassume, e ci risponde come farebbe un assistente personale. Con Comet, puoi porre una domanda a voce o per iscritto e ricevere una risposta chiara, sintetica, magari con una panoramica di fonti utili. Hai bisogno di trovare una data nella tua casella Gmail? Comet ci arriva direttamente. Vuoi un riepilogo di un articolo lunghissimo? Te lo prepara in pochi secondi. La promessa è quella di un’esperienza senza frustrazioni, senza pubblicità invasive e con una privacy molto più rispettata: secondo Perplexity, i dati dell’utente restano locali e non vengono usati per addestrare i modelli AI. C’è solo un piccolo ostacolo per ora: il browser è riservato agli utenti “premium”, con un abbonamento mensile da ben 200 dollari. Ma una versione per il pubblico più ampio dovrebbe arrivare presto. OpenAI entra in campo: un browser firmato ChatGPT Anche OpenAI, la casa madre di ChatGPT, sta sviluppando il proprio browser AI. L’idea alla base è semplice e potente: se un assistente come ChatGPT è già in grado di rispondere a quasi tutto, perché dovremmo passare da un motore di ricerca? Il progetto di OpenAI dovrebbe essere un browser capace di offrire un’interazione conversazionale fluida, supportata da comandi vocali e da una “memoria” in grado di ricordare il contesto delle ricerche precedenti. Non è solo una questione di funzionalità: OpenAI punta a rendere la navigazione un’esperienza più fluida, quasi invisibile. Tanto che alcune voci suggeriscono piani ben più ambiziosi, come l’interesse (in caso di spin-off forzato) per acquisire direttamente Chrome, il browser di Google. Apple, Brave e altri si muovono (senza fare troppo rumore) Nel frattempo, anche altri attori si stanno preparando alla rivoluzione. Apple sta lavorando per integrare capacità AI dentro Safari, con l’obiettivo di migliorare la ricerca e l’interazione col web. Brave, da sempre attento alla privacy, sta testando strumenti intelligenti per aiutare l’utente a trovare più velocemente ciò che cerca, senza essere tracciato a ogni passo. C’è anche chi prova a reimmaginare tutto da zero, come The Browser Company, che lavora su esperienze utente radicalmente nuove. È chiaro che nessuno vuole restare indietro in questa corsa. E Google? Il suo impero è davvero in pericolo? Google regna incontrastato nel mondo dei browser e delle ricerche online, con numeri che parlano da soli: oltre il 90% delle ricerche mondiali passa dai suoi server, e Chrome è il browser predefinito per milioni di persone. Ma cosa succede se l’AI riesce a tagliare fuori la fase “cerca su Google”? Se i nuovi browser offrono già una risposta — ben formulata, aggiornata e citata — a che serve una pagina con dieci link blu? Per Google potrebbe essere un colpo durissimo, soprattutto perché il suo business si basa in gran parte sugli annunci pubblicitari. Meno ricerche, meno clic, meno entrate. A peggiorare la situazione, ci sono anche le indagini antitrust che minacciano di spezzare il legame tra Google, Chrome e Android. Per la prima volta da anni, la posizione dominante di Big G vacilla. Un web che parla con noi (e ci ascolta) Il cambiamento non è solo tecnico. È culturale. Siamo abituati a pensare al browser come a uno strumento passivo. I browser AI lo trasformano in un partner attivo, che ci aiuta, anticipa le nostre intenzioni, seleziona ciò che conta davvero. È un’idea potente, ma anche carica di implicazioni: chi decide quali informazioni ci vengono mostrate? Cosa succede alla pluralità delle fonti? E dove vanno a finire i nostri dati? Le domande sono molte, ma la direzione è chiara: stiamo per entrare in una nuova era del web. Una navigazione più intelligente, più personalizzata, forse più efficiente. Ma anche più concentrata in poche mani. Sta a noi, come utenti, restare curiosi e critici. Perché se il browser diventa la nostra nuova “voce nel web”, allora scegliere bene chi ci parla — e chi ascolta — non è mai stato così importante.
Oggi nel nostro blog tratteremo delle origini della parola ABRACADABRA, un argomento che potrebbe sembrare fuori contesto rispetto ai nostri articoli incentrati sul business, servizi marketing e retail & intelligenza artificiale, ma ricordatevi sempre che nulla è lasciato al caso in LFM. Ma prima di svelarvi l'arcano vi portiamo in un viaggio affascinante e curioso. La parola abracadabra, infatti, è oggi sinonimo di magia, illusionismo e incantesimi da palcoscenico, ma le sue radici affondano in un terreno ben più antico e complesso, in bilico tra medicina, religione, superstizione e ritualità esoterica. Per comprendere davvero l'importanza storica di questo termine, è necessario fare un viaggio indietro nel tempo, all'epoca dell'Impero Romano, quando la parola aveva tutt'altro che una connotazione da spettacolo. La testimonianza di Quinto Sereno Sammonico Il primo utilizzo documentato della parola “abracadabra” appare nel II secolo d.C., grazie a Quinto Sereno Sammonico, un erudito e medico romano autore dell'opera Liber Medicinalis (detto anche De medicina praecepta saluberrima), una raccolta di consigli e rimedi terapeutici in versi. Sammonico era una figura di spicco nel suo tempo: fu precettore dell’imperatore Caracalla e medico di corte, oltre che filologo e conoscitore della tradizione magico-religiosa romana. Nel suo trattato, consigliava l’uso di un amuletum, ovvero un talismano, su cui scrivere la parola “abracadabra” in forma decrescente, fino a farla svanire. Questo era ritenuto un rimedio efficace contro la febbre e le malattie debilitanti, in particolare le febbri cosiddette semiterzane, molto diffuse nell'antichità. Ecco l’esempio testuale che troviamo nel Liber Medicinalis: inscribis chartae quod dicitur Abracadabra semper demptae littera sumatur usque dum totum compleat angustum… Tradotto: Scrivi su una pergamena la parola Abracadabra, sottrai a ogni riga una lettera, fino a che non resta nulla. Questa progressiva “sparizione” delle lettere non aveva solo valore simbolico: era ritenuta una forma di esorcismo visivo, capace di allontanare il male, dissolvendo la parola e con essa la malattia. Funzione apotropaica e rituale dell’amuleto La configurazione a triangolo invertito della parola, con la riga che perde una lettera per volta, era parte integrante del rito. Il paziente doveva indossare l’amuleto intorno al collo per nove giorni, e al termine del periodo, la pergamena o il talismano andava gettato in un corso d’acqua che scorresse verso ovest — direzione simbolica legata alla discesa del sole e quindi alla scomparsa del male. Il principio alla base era quello della simpatia magica, secondo cui la forma e il gesto influenzano la realtà. Dissolvere la parola significava dissolvere la malattia. L’amuleto era solitamente scritto su pergamena, ma esistono anche testimonianze di incisioni su metallo, avorio, o pietra, a dimostrazione della larga diffusione e della persistenza del rito. Alcuni di questi oggetti sono oggi conservati in musei di storia antica e archeologia medica. Contesto culturale e sincretismo religioso Il periodo in cui compare “abracadabra” è cruciale: l’Impero Romano del II-III secolo d.C. era un crocevia di religioni, culture e pratiche esoteriche. Accanto alla religione romana ufficiale convivevano culti orientali, come quello di Mitra, influenze egizie, dottrine gnostiche, tradizioni ebraiche e pratiche magiche di ogni sorta. In questo contesto, la parola abracadabra si inserisce perfettamente come formula magica sincretica, che poteva attingere a diverse fonti spirituali. Alcuni studiosi hanno ipotizzato che il termine abbia origini: Gnostiche, collegate alla parola Abrasax (o Abraxas), nome attribuito a un’entità divina che rappresentava il potere supremo, spesso inciso su gemme magiche e amuleti. Abraxas, nella numerologia greca, ha un valore numerico di 365 — tanti quanti i giorni dell’anno, altro segno di potere cosmico. Ebraiche e Aramaiche, dove potrebbe derivare da “Avrah KeDabra”, ossia “Io creo mentre parlo”, collegando il potere del linguaggio alla creazione della realtà, un principio molto forte anche nella Cabala e nella mistica ebraica. Queste diverse origini non si escludono a vicenda, ma si sovrappongono in un contesto culturale permeabile, dove medicina, magia e religione non erano compartimenti stagni, bensì si contaminavano continuamente. Diffusione nel Medioevo e nel Rinascimento L’uso della parola abracadabra non si fermò con l’Impero Romano. Durante il Medioevo, la pratica di indossare amuleti con la scritta magica continuò, soprattutto nei momenti di crisi, come durante le epidemie di peste o carestia. Il termine era incluso in grimori (libri di magia), manuali di medicina popolare e preghiere apotropaiche. Nel Rinascimento, con la riscoperta del pensiero antico e delle scienze esoteriche, “abracadabra” tornò alla ribalta nei testi di alchimia, astrologia e magia naturale. Autori come Cornelio Agrippa o Paracelso, pur non citandola sempre direttamente, contribuirono a tenere vivo l’interesse per le formule antiche e le loro presunte proprietà taumaturgiche. Abracadabra oggi... Nel corso dei secoli, abracadabra ha perso la sua funzione apotropaica (ossia di protezione contro il male) ed è stata adottata dai prestigiatori per dare un tocco di mistero alle loro esibizioni. Dai circhi del XIX secolo fino agli spettacoli di magia contemporanei, la parola è diventata un segnale di sorpresa, un invito al pubblico a prepararsi a vedere l'impossibile. Cinema, letteratura e musica hanno fatto largo uso di abracadabra, contribuendo a consolidarne il valore simbolico. Un esempio famoso è la canzone Abracadabra dei Steve Miller Band (1982), che ha reso la parola una metafora dell’attrazione e dell’illusione amorosa e per citare un altro esempio recente è la canzone firmata Lady Gaga che ha debuttato proprio quest'anno. E sull'onda del revival di questa parola, LFM ha deciso di nominare il proprio party estivo appunto ABRACADABRA. Non vi resta che rimanere sintonizzati per scoprire che cosa bolle in pentola!